Hanno respinto tutte le accuse, davanti al gip Maria Militello, che li ha interrogati, le tre persone arrestate dalla Guardia di Finanza con l’accusa di aver architettato una serie di truffe nel campo immobiliare. Si tratta di Giuseppe Giammillaro, 52 anni, Antonino Rizzotto, 62 e Giuseppe Giuliano, 52 anni. Devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ma nel corso degli interrogatori si sono difesi fornendo una versione dei fatti in contrasto con quella ipotizzata dagli inquirenti che li ha portati ai domiciliari. Oltre alle tre persone arrestate sono finitenel registro degli indagati anche Vittorio Lo Conti, 56 anni e Lorenzo Saglimbene, 37. Secondo l’accusa avrebbero stipulato contratti preliminari di vendita relativi a unità immobiliari in corso di costruzione, i cui lavori di realizzazione non sono stati mai portati a compimento o di cui non avevano più la disponibilità, essendo stati precedentemente alienati a terzi. Con questo sistema gli acquirenti degli immobili venivano raggirati. Vittorio Lo Conti e Lorenzo Saglimbene sono stati amministratori di diritto della “Imprelogi srl”», il primo fino al 30 luglio 2010», il secondo dal dicembre 2010 sino ad oggi. Giammillaro, amministratore di fatto della stessa ditta, «individuava gli amministratori della società, curava la stipula dei contratti preliminari di vendita, riceveva materialmente gli assegni e il denaro contante». Giuseppe Giuliano e Antonino Rizzotto, invece sono «rispettivamente titolare dell’agenzia immobiliare Italcase e agente immobiliare e procacciavano i clienti ricevendo una provvigione. Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza la Imprelogi, nel luglio 2010, è subentrata in un cantiere di villaggio Pace, in contrada Fortino, dove la Gieffe Costruzioni aveva realizzato un fabbricato con unità immobiliari già divise. La Imprelogi aveva realizzato 150mila euro di lavori, nonostante dall’esame dei conti correnti eseguito dalle Fiamme Gialle emerga che gli acquirenti hanno corrisposto assegni per un totale di 883.000 euro, oltre al danaro che hanno dichiarato di avere versato in contante per un ammontare di 64.930 euro. Un sistema che, secondo gli inquirenti, era consueto: le somme di denaro versate dagli acquirenti su uno dei conti della società venivano prelevate azzerando i conti, Secondo la Guardia di Finanza i soldi versati dagli acquirenti, una volta completato il fabbricato venivano prelevati ed utilizzati per scopi personali da parte dei soggetti arrestati.