I colori di Sicilia, individuabili anche quando il cielo è cupo e il mare ingrossa, mostrano che nulla può intaccare la bellezza assoluta. Quel fronteggiarsi di coste chiamato Stretto di Messina, sede di miti e leggende, anche quando offre all’occhio il fenomeno illusorio della Fata Morgana, non inganna mai. Lo avrà intuito Miguel de Cervantes, giovane soldato della Lega Santa reduce dalla Battaglia di Lepanto del 1571, e futuro autore del celebre romanzo «Don Chisciotte della Mancia», approdando sulla costa siciliana per curare le ferite, di corpo e anima, quando fu invaso da stupore e meraviglia a mano a mano che la nave si avvicinava al porto di Messina: lo stelo della Madonnina sembrava quasi toccare le nuvole di un cielo plumbeo che aggiungeva fascino a quello scorcio di paesaggio unico al mondo. Oggi quello storico ingresso, assieme ad altri celebri passaggi dell’opera di Cervantes, rivive nel film «Don Chisciotte» di Fabio Segatori, le cui scene più significative del prologo e dell’epilogo sono state girate a Messina. Un ritorno nella Città dello Stretto per il regista viterbese, a dieci anni da «Ragazze a mano armata», e dopo la parentesi eoliana di Lipari per il docufilm «Lussu» del 2021. Segatori, dopo alcune riprese in Calabria, nel Cosentino – fra Trebisacce, Roseto Capo Spulico e Castello Svevo di Rocca Imperiale – e sui calanchi della Basilicata, ha scelto Messina e i suoi tesori architettonici più antichi per narrare una favola morale senza tempo. Si comincia dai Forti delle zone collinari, da Forte Gonzaga ove vengono allestiti gli interni dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia (sarà ricostruito col digitale in post-produzione), che accoglie Cervantes ferito. A Forte San Salvatore, partendo con riprese in mare da Paradiso a bordo di una pilotina messa a disposizione dai Piloti dello Stretto, è stata girata la scena dell’arrivo dello scrittore sulla costa messinese. La fattura cinquecentesca dei forti costruiti con pietre dell’epoca (tufo, pietra lavica, arenaria) sono in linea con la collocazione storica delle vicende. «“Don Chisciotte” è ambientato a cavallo fra Cinquecento e Seicento, nell’epoca prebarocca, in cui in tante campagne del centro Sud persiste una lunga coda di Medioevo – ci ha detto Segatori –. Don Chisciotte è un uomo che ha ancora i piedi nel Medioevo, ma riesce a guardare oltre. Il romanzo si presenta come un classico della cultura del Mediterraneo di allora, attraversa le sue terre aride, e mostra come l’aridità sia una condizione dell’epoca. In questo senso il film è metaforico e fortemente pittorico: si intrecciano barocco, manierismo e surrealismo». Nel film si percorrono paesaggi mediterranei diversi, senza una precisa collocazione regionale: «Abbiamo quell’iconica sequenza dei mulini a vento girata in Calabria (a Roseto Capo Spulico), e nei Calanchi della Basilicata e abbiamo creato un prologo ed un epilogo a Messina, con Cervantes che immagina il romanzo durante il suo periodo di convalescenza in ospedale. La cornice storica di Messina accoglie fatti realmente accaduti, un episodio che può sembrare minore, ma dal quale è facile ipotizzare che il giovane Cervantes abbia potuto trarre spunto per immaginare il suo eroe. Tra la vita e la morte, nel buio di una corsia d’ospedale possono apparire come in un quadro di Füssli fantasmi, eroi che ti illuminano la vita. E questo è accaduto probabilmente all’autore». Secondo Osama Abou El Khair, che ha sostituito in questa ultima tranche di riprese il direttore della fotografia Ugo Lo Pinto, i colori dello Stretto hanno fatto la loro parte: «Gli ultimi due giorni di girato sono stati un alternarsi di pioggia e sole, con tanti arcobaleni. Percezione inusuale e bellissima, con accensioni e spegnimenti, perfetta esteticamente per le scene dell’approdo e soprattutto per rendere il dolore di Cervantes, la sua sofferenza: col cielo plumbeo lui si chiude in se stesso ed entra nello spazio immaginifico del Don Chisciotte». Ma al di là di luci e ombre, architetture cinquecentesche e paesaggi brulli, il film di Segatori offre importanti spunti di riflessione sull’oggi: «“Don Chisciotte” è un inno alla libertà, all’amicizia, alla gentilezza d’animo, e contiene un incitamento a superare la grettezza dei nostri tempi – sottolinea il regista – . È un personaggio nobile, fuori dal tempo, un po’ demodé, un po’ assurdo, ma alla fine cerca di fare il bene per il piacere di farlo, conquistando l’amicizia del fedele scudiero, che guarderà a lui come ad un eroe. Ed è quello che faranno anche gli spettatori». Un’opera metafora del perenne vagabondare di ciascuno, mirabilmente reso dal viaggio alla scoperta del mondo di Don Chisciotte (nel film Alessio Boni) col suo fedele scudiero Sancho Panza (Fiorenzo Mattu). Ad interpretare il giovane Cervantes l’esordiente Ettore Ianniello. «Dopo una tragedia importante, Cervantes cambia repentinamente la sua vita, e da soldato diventa scrittore rinomato nel mondo. Rappresentare la sua battaglia, tanto a livello fisico che artistico, mentre crea il suo personaggio, e farlo tramite uno sguardo, un respiro, una lacrima, è stato piuttosto complesso. Non escudo che Cervantes si sia ispirato, per tratteggiare il suo eroe, ai Paladini del Teatrino dell’Opera dei Pupi, cui aveva assistito durante il soggiorno in Sicilia». Prodotte da Gigi Spedale, le riprese a Messina, fortemente caldeggiate dal sindaco Federico Basile e dall’assessore alla cultura e al turismo Enzo Caruso, che ha offerto supporto storico e logistico al film (tra le fonti storiche il suo testo «1571. Cervantes a Messina al tempo di Lepanto», edito da Di Nicolò), sono state realizzate in compartecipazione con Comune, Marina Militare e il supporto dell’Associazione Gonzaga, coinvolgendo diverse professionalità cittadine, tra comparse, attori (Mauro Failla e Davide Colnaghi nei panni del medico e del portantino dell’ospedale) e tecnici: Cinzia Muscolino (scenografa), Antonio “Morgan “Maugeri (assistente operatore) e Giuseppe Pagliaro (assistente costumista). Al set hanno partecipato come stagisti alcuni studenti del Dams dell’Ateneo messinese, e molte comparse dei gruppi storici cittadini Compagnia della Stella, Aurora e Carrozze Molonia. C’erano anche Omar Melania, Rosy Trapa, Santino Smedile, Lillo Centorrino, Rosita D’Angelo e Dario Trovato. Prodotto da Paola Columba per Baby Films col contributo di Ministero della Cultura, Fondazione Calabria Film Commission, Lucana Film Commission e Comune di Messina, «Don Chisciotte» vede nel cast anche Angela Molina (la governante), Galatea Ranzi (la Duchessa Madre), Carlo De Ruggeri (curato) e l’attore reggino di Melito Porto Salvo Marcello Fonte (il garzone). Ancora nessuna notizia sulla data di uscita.