Messina

Mercoledì 05 Febbraio 2025

Tornatore e la musica originale che deve “vestire” il film. Il regista Premio Oscar ospite del Messina Film Festival

Tra gli appuntamenti più attesi del Messina Film Festival l’incontro con il regista che ha più rappresentato la Sicilia nel cinema, il Premio Oscar Giuseppe Tornatore, protagonista martedì 3 dicembre di un evento alla Sala Laudamo, in cui si è discusso il rapporto tra i suoi lavori e l’opera lirica. In collegamento video, il regista bagherese ha dialogato col giornalista messinese Franco Cicero prima della proiezione di “Stanno tutti bene”, il film del 1990, con Marcello Mastroianni, che ne svela la passione per la lirica, nata durante l’infanzia grazie al nonno materno, venditore ambulante e grande melomane. «Mi portava due volte l’anno agli spettacoli dell’orchestra del Teatro Massimo di Palermo per la Festa di San Giuseppe, e ascoltavamo brani tratti da titoli come “Cavalleria Rusticana” e “La Traviata”. Da collezionista di dischi ho poi iniziato a indagare sulle opere, studiandone origini e caratteristiche, oltre a seguire con grande interesse film tratti dall’opera, tra cui “La bohème” di Comencini e i film operistici di Zeffirelli». Immancabile la domanda su eventuali proposte di regia lirica, come accaduto a Marco Bellocchio col “Rigoletto a Mantova” (2010), girato nei luoghi della tragedia verdiana. «Dal 1990 circa il 90% erano su “Cavalleria Rusticana”. Rifiutai perché trovavo banale che un regista siciliano si cimentasse proprio in quell’opera come prima regia del genere». Sebbene Tornatore non abbia mai utilizzato esplicitamente arie operistiche nei suoi film, in “Stanno tutti bene” vi sono elementi di forte rimando, a partire dal tema guida e dal cameo di Morricone, che dirige l’orchestra ne “La Traviata” al Teatro alla Scala di Milano, su richiesta di Mastroianni. «Poiché il protagonista era un melomane, tale da chiamare i figli come alcuni personaggi dell’opera, Ennio compose il tema principale del film con contaminazioni verdiane, mozartiane e belliniane, in cui era chiaro l’omaggio al genere. E quella scena in teatro è il riferimento più esplicito all’opera in tutto il mio cinema». Nel film infatti Matteo Scuro (Mastroianni) chiama le figlie Norma e Tosca, come le protagoniste dei capolavori di Bellini e Puccini, e i tre figli Caino (“Pagliacci” di Leoncavallo), Guglielmo (“Guglielmo Tell” di Rossini) e Alvaro (Don Alvaro de “La forza del destino” di Verdi). «Amavo gli autori, ma non c’era nessuna intenzione di legare il destino dei personaggi del film a quello dei protagonisti delle opere». Un film nato durante il periodo negativo di “Nuovo Cinema Paradiso” e di estrema attualità, in cui Tornatore affida ai suoi personaggi la velata denuncia di ciò che non funzionava nel nostro Paese: «Erano gli anni in cui l’Italia veniva raccontata dai politici come una nazione che ce la stava facendo, quando in realtà stava cominciando a dimostrare alcune grandi criticità nel tessuto sociale. Attraverso la storia di questo gruppo di figli sparsi per l’Italia e la visita a sorpresa di Matteo, c’era l’ambizione di tastare il polso della situazione, spaziando dalla politica ai mezzi di comunicazione e a tutto ciò che si stava creando nella vita quotidiana dei cittadini. Si parlava già di certe tematiche, ma mi era piaciuta l’idea di sintetizzare tutto con la messinscena di questi fratelli intenzionati a non deludere il padre, come messinscena del Paese che ce la sta facendo. È quindi un film ambizioso, pieno di difetti, ma sincero». Ma qual è il rapporto quotidiano di Tornatore con la musica? «Ho sempre inserito nei miei film una partitura musicale originale – ha detto - La musica ha gli stessi diritti di altre componenti, deve nascere dalla storia. Lavoro ascoltando musica di diversi generi, tranne che al montaggio, perché sperimentare musiche di repertorio sulle scene da montare è un grandissimo errore. In quella fase, il film è come una spugna secca e la musica che avvolgi sopra è come acqua fresca, per cui sembra funzionare perfettamente. Un film invece deve funzionare al montaggio senza la musica, oppure quando vai a montare devi avere la musica composta per il tuo film da appoggiare sopra».  

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