Una santità piena di ostacoli e sospetti, quella narrata da un maestro del cinema, Abel Ferrara, che, dopo le masterclass dello scorso anno, è tornato ieri a Taormina con la prima mondiale della versione italiana del suo acclamato «Padre Pio», già presentato a Venezia nel 2022 e finalmente in sala dal 18 luglio per Rs Productions. Girato in Puglia e ambientato nel 1920, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, il film ne racconta gli inizi: nei panni del futuro Santo di Pietralcina Shia LaBeouf , che pare si sia convertito al cattolicesimo durante le riprese. Arrivato in uno sperduto convento di Cappuccini a San Giovanni Rotondo, sulle montagne del Gargano, il frate darà inizio al suo ministero e al suo cammino religioso personale, in cui l’apparizione delle stimmate e un calvario fatto di tormenti e umane debolezze coinciderà con un tragico evento che cambierà il corso della storia mondiale: il massacro del 14 ottobre del 1920 che stroncò le prime elezioni democratiche vinte dalla sinistra e la vita di tredici socialisti e un carabiniere, anticipando il fascismo. Tra povertà, malattie e disordini politici, l’arrivo di Padre Pio sarà fondamentale per riavvicinare alla religione quel luogo di devastazione all’apparenza dimenticato da Dio e i suoi abitanti. Un film coerente con la tematica religiosa da sempre fil rouge del suo cinema, ma anche con la devozione del regista, buddista, nei confronti del Santo. «Lavorando a un documentario su di lui mi sono imbattuto nella storia del suo arrivo coinciso con quel massacro – ci ha raccontato – . Avevo già narrato un’altra grande figura come Pasolini e realizzato tanti documentari, ma vivendo in Italia da cattolico non si può non sapere chi è Padre Pio e cosa ha fatto. L’aspetto più interessante della sua figura è che lui, considerato patrono dei gangster, ha costruito un ospedale in un luogo dove non c’erano elettricità ed acqua corrente. Questo è il suo vero miracolo». Un Cristo italiano, secondo il regista, un eroe popolare che spesso viene rappresentato come un Dio, ma è una figura profondamente contemporanea. Il suo carisma? «Il talento di saper ascoltare, la mente brillante, capace di provare e mostrare empatia. Tutti hanno bisogno di lui e della sua compassione perché è visto come un fratello, un essere umano». Una storia italiana con attori italiani che affiancano LaBeouf. Tra loro Asia Argento, Marco Leonardi, Vincenzo Crea, Luca Lionello e Cristina Chiriac, presente al festival col regista, che si sono doppiati nella versione italiana, di cui si è occupato il montatore del film Leonardo Daniel Bianchi. La direzione del doppiaggio è stata affidata ad Alessio Pelicella con i dialoghi adattati da Claudia Di Lullo. «Gli attori hanno rifatto se stessi al doppiaggio, dopo essersi rivisti a Venezia, ed è venuto fuori un bel lavoro. Vedere un film in originale e doppiato sono due esperienze molto diverse. Una è guardare le immagini leggendo i sottotitoli, l’altra è il massimo perché ti dà il meglio di entrambe le situazioni: gli stessi attori si autodoppiano in un’altra lingua ed è come se avessero fatto lo stesso film due volte». Ancora la Puglia farà da set al nuovo film del regista «American Nails», gangster movie ispirato alla “Fedra” di Euripide, protagonisti Asia Argento e Willem Dafoe. Le riprese da settembre a Bari.