Comunanza tematica per le due opere protagoniste della giornata di ieri al Taormina Film Festival. «Saint Clare» di Mitzi Peirone – prima mondiale che ha aperto la manifestazione al Teatro Antico – e «Unsettled», il corto di Bella Thorne, mettono entrambe a nudo aspetti inquietanti della tragica deriva dei rapporti umani.
Adattamento del romanzo di Don Roff «Clare at 16» (inedito in Italia), «Saint Clare», opera seconda della regista piemontese, ingloba nella formula del thriller onirico varie sfumature narrative, tra cui horror e commedia, mettendole a servizio della vicenda di una giovane ragazza, Clare (Bella Thorne), cresciuta senza genitori, che, nell’agire un potere che è anche una maledizione (voci interne la inducono ad assassinare violenti e malintenzionati) diventa una sorta di giustiziere in gonnella.
Peirone in conferenza stampa definisce il film «thriller spirituale», sottolineando come rappresenti anche una trasposizione sullo schermo della sua formazione giovanile in una scuola cattolica: «Il cattolicesimo ha una rappresentazione estremamente grafica – ha detto – per la possibilità di espressione visiva molto particolare: è violento, un po’ sanguinolento, barocco e interessante». Una ragazza quindi con una forza potente interna che richiama l’eroina di Orleans Giovanna D’Arco, citata durante il film e presente nelle ultime scene come visione identificativa. Ma quella giovane isolata, con un mondo interiore vivissimo, è anche pretesto per far emergere la violenza serpeggiante in aree metropolitane di apparente normalità: «Ho voluto mettere i riflettori sul concetto di corruzione, avidità e violenza presente nella città anonima in cui è ambientata la storia, come in tante altre».
Nel cast anche Rebecca De Mornay, presente al festival, nei panni di Gigi, nonna della protagonista e sua mentore che, richiamando una scena del film, si è soffermata sugli stereotipi inerenti il femminile tipici dell’ambiente hollywoodiano.
Rapporti di umana violenza, con uno specifico contesto religioso sullo sfondo, anche per il corto di Bella Thorne «Unsettled», proposto in mattinata e tratto da una storia vera. Un giovane (Jason Parks), drogato e rapito da un locale gay, sfugge ai suoi aguzzini e cerca di consegnarli alla giustizia, ma si dovrà scontare con le restrizioni di un Oklahoma profondamente conservatore, dominato dal protestantesimo cristiano.
Nella giornata di ieri grande cinema siciliano con i documentari «Gesù è morto per i peccati degli altri» di Maria Arena, sugli abitanti del quartiere catanese di San Berillo, e «Quir» di Nicola Bellucci, incentrato sui proprietari dell’omonima bottega palermitana di Ballarò, coppia gay più longeva d’Italia. Due grandi narratori siciliani, Aurelio Grimaldi e Pasquale Scimeca, sono tornati con i nuovi, rispettivi film «La rieducazione», proposto nel pomeriggio, e «Il giudice e il boss», proiettato in serata al Teatro Antico (oggi le due presentazioni stampa). Il primo vede protagonista lo stesso Grimaldi nei panni di uno psico-pedagogista che chiede di applicare il protocollo rieducativo per un detenuto condannato all’ergastolo, interpretato dall’attore palermitano Tony Sperandeo (presente col regista). Nel secondo Scimeca racconta la figura di Cesare Terranova, il magistrato ucciso da Cosa Nostra nel 1979, cui dà volto il palermitano Gaetano Bruno.
Una prima importante preceduta dal Cariddi d’oro alla carriera al produttore bolognese Carlo Degli Esposti, che con Palomar ha portato sullo schermo le grandi pagine letterarie di Camilleri. Ancora cinema e impegno sociale con «From Ground Zero», film collettivo coordinato da Rashid Masharawi, racconto della vita quotidiana a Gaza da parte di ventidue giovani cineasti palestinesi.
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