Non è con il gossip, con le voci, con le chiacchiere che si svolta. Per salvare il Messina, servono i fatti. Né le promesse, né le giustificazioni. Fatti, quelli che non ha ancora prodotto AAD Invest, nonostante la pioggia di promesse venute giù da settimane dal cielo delle bugie. L’ultima, domenica: Doudou Cissè avrebbe assicurato al presidente Stefano Alaimo che i soldi erano stati accreditati e presto sarebbero finiti nel conto dell’Acr. Per poi onorare le scadenze, magari prima del 16 aprile. Nulla di tutto ciò, di riscontrabile. Bolle di sapone e basta. A nulla servono gli inspiegabili “spiccioli” inviati per le spese correnti, trasferte e altri impegni di piccola entità. Utili solo ad alimentare i dubbi sull’enigmatico fine che sta spingendo la fiduciaria lussemburghese a muoversi zigzagando dallo scorso gennaio. Ci si avvicina un’ora dopo l’altra al punto, forse a quello di non ritorno. E chi sta seduto in poltrona a fare da regista, a pochi o migliaia di chilometri dalla città, la farà magari franca federalmente, civilmente, penalmente ma niente cancellerà (nell’eventualità) la macchia morale di avere (ri)portato il Messina nel baratro. L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale