
Messina-Catania non sarà mai una partita come le altre. Questione di vicinanza geografica, ma dentro c’è anche sociale e storia. Sicuramente quella sportiva, con tante contese che hanno segnato il passato del calcio siciliano e non solo. Quella odierna non fa eccezione. Anche perché, per ragioni diverse, entrambe le squadre hanno assoluto bisogno di prevalere.
Il Catania per piazzarsi nella migliore posizione possibile nella griglia playoff, per cercare continuità di rendimento e risultati ma soprattutto per ritrovare la piena fiducia dei tifosi dopo la contestazione. Le esclusioni di Turris e Taranto hanno portato gli etnei al settimo posto con 40 punti, a -5 dal Benevento quarto. Per le motivazioni del Messina, basta guardare la classifica, poi c’è tutto l’extra-campo che riguarda un’incertezza societaria nella quale, invece di abbattersi e slegarsi, la piazza con grande orgoglio si è compattata intorno a una squadra che ha mostrato grandi valori morali, prima che tecnici. Motivata nell’andare avanti oltre tutto ciò che non va. E di come andrà a finire.
Simbolo di questo spirito, chi rappresenta la guida in panchina, Simone Banchieri: «Un derby non è mai una partita come le altre - per l’appunto, ha detto in sede di presentazione ieri al “Marullo”, dopo la rifinitura -. Una gara alla quale i nostri tifosi tengono molto e noi altrettanto. Importante per la città e per la classifica. Ci siamo preparati come dovuto, al di là del momento del club, perché quando siamo al campo, pensiamo solo alla partita, a fare risultato, a dare soddisfazione alla nostra gente».
Valori degli organici a confronto, ma dentro un derby c’è anche tanto di emotività e voglia di combattere: «I connotati ambientali contano sicuramente. Per il resto, dobbiamo tenere conto che il Catania è una squadra costruita per vincere, almeno all’origine l’obiettivo era stare nei primissimi posti. Detto questo, dobbiamo guardare a noi stessi, fare punti per la salvezza, per raggiungere i playout, cercando un miracolo sportivo per salvare questo club e la sua tifoseria».
Tra i temi tecnici, ci sono quelli offensivi che in casa Messina “riprendono” dalla tripletta segnata da Luciani nel turno infrasettimanale di Cava, dopo un periodo di “secca” collettiva. «È un giocatore forte e prospettico - ha detto di lui Banchieri -. Si è fatto male prima di Benevento, tagliandosi un piede in allenamento. Lo abbiamo recuperato ma è stata un’assenza cruciale nonostante abbiamo altri giocatori bravi nel reparto come Costantino, De Sena, Tordini, Dell’Aquila o Vicario. Luciani attacca la profondità, ha caratteristiche uniche, riempie l’area di rigore, ha una cilindrata di gamba elevata. Ho trovato la soluzione e speriamo possa continuare a fare gol. A Cava ne ha fatti tre ma avremmo potuto farne almeno altri due».
In questo momento così delicato, l’aspetto più bello è rappresentato dalla reazione del gruppo-squadra, che la tifoseria ha apprezzato. L’abbraccio simbolico sotto il settore ospiti del “Simonetta Lamberti”, mercoledì scorso, racconta tanto del legame tra allenatore, giocatori e supporters: «Sono venuto qui per questo, perché quelle emozioni valgono più di tutto, più dei contratti pluriennali che avevo. Ho preferito rinunciare a un accordo sino al 2026 per potere associare il mio nome a questa piazza. Lo rifarei altre mille volte. Le emozioni che ti danno questi tifosi ma anche questi ragazzi che ho il privilegio di allenare, non hanno prezzo. Il contratto ti da lo stipendio e chiaramente conta, ma cuore e passioni sono l’anima del calcio. Le farfalle nello stomaco prima di giocare una partita. Quella soddisfazione nel vedere la quadra segnare e sudare la maglia. Sono stato in club importanti ma Messina è Messina». Banchieri e i suoi ragazzi, hanno fame di dimostrarlo.
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