Crisi Acr Messina, l’altra partita si gioca per la svolta societaria: in piedi la pista estera
La partita di oggi a Cava è cruciale per tenere viva la fiammella delle speranze legata ai risultati sportivi, ma inevitabilmente il futuro del Messina passa da ciò che accadrà fuori dal campo. Poche settimane per raggiungere una svolta, ma la situazione resta nebulosa tra le varie strade da imboccare per dare un futuro al club. Permane il silenzio assordante di chi detiene oggi formalmente la maggioranza della proprietà, seppur inadempiente rispetto al contratto firmato il 2 gennaio per il passaggio dell’80% delle quote. Nessuna notizia dalla AAD Invest in merito ai fondi promessi, annunciati e mai trasferiti in quello che pare avere tutti i contorni di un grande bluff. Dopo i fallimenti di “4US” in Francia e Deinze in Belgio, Doudou Cissè collezionerebbe il terzo “traguardo” con l’Acr. Il mancato versamento di contributi e ritenute sugli stipendi del trimestre novembre-gennaio, è stato il primo campanello d’allarme, quello che sta accadendo in queste settimane conferma un clima di totale dismissione. Squadra che non molla e fa di necessità virtù tra mille difficoltà, mancanza di figure di riferimento, gestione ordinaria affidata alla buona volontà di chi non vuole arrendersi. Altro che «mani sicure» alle quali faceva riferimento Pietro Sciotto. che in realtà potrebbe ancora intervenire, anche se attraverso una lettera ha fatto chiaramente sapere di non essere più disposto. Una risoluzione, infatti, sarebbe già contemplata oltre alla clausola risolutiva espressa, nonostante si continui a parlare di causa con tempi lunghi. Secondo alcuni pareri legali, infatti, , dopo 30 giorni dal 20 marzo la proprietà potrebbe tornare automaticamente in capo a Sciotto: basterebbe inviare agli inadempienti una diffida che contenga il termine perentorio di 30 giorni per saldare quanto pattuito. Dopo di che il contratto non avrebbe più alcun valore. Viceversa, rischierebbe di avere tempi biblici una causa per ottenere un risarcimento per il mancato rispetto degli accordi economici da 2.5 milioni di euro, con un probabilissimo nulla di fatto finale vista la solidità non dimostrata dalla controparte. È un’altra ipotesi, perché riprendendo la società, Sciotto potrebbe nuovamente deciderne i destini, risanando una scelta errata anche se probabimente tardi per salvare il professionismo. Però tutto tace, alimentando le preoccupazioni. Il “gruppo Ferrero”, non riuscendo a predisporre una trattativa si è di fatto defilato. Resta in piedi la pista la pista estera composta da alcuni imprenditori radunati da un manager di origine messinese che opera negli Stati Uniti. Intanto oggi la Turris dovrebbe essere radiata formalmente, facendo perdere altri punti al Messina in classifica. Ma la situazione potrebbe oltremodo peggiorare, visto che entro il 17 febbraio la AAD dovrà presentare documentazione alla Commissione Covisoc (Coaps) che si occupa di accertare (con tempi discutibili visto che nel frattempo le società affondano) i requisiti di chi subentra al timone: solvibilità e precedenti giudiziari. Al momento niente però è stato trasmesso, altra testimonianza della totale inaffidabilità della fiduciaria lussemburghese, che ormai ha mostrato la propria vera natura. Si rischia un altro deferimento, che potrebbe poi portare a una multa o a penalizzazione (1-2 punti).