La terza edizione del “Torneo dello Stretto – Juventus Academy Italia” rappresenta anche un momento di riflessione per osservare quanto fatto nel corso degli ultimi anni e concentrarsi sui progetti futuri. In quest’ottica di programmazione, organizzazione ed investimenti sul territorio, Fair Play Messina può contare sul supporto di un club prestigioso come la Juventus. Oltre alla partecipazione sul campo con le proprie formazioni, la società bianconera è rappresentata in riva allo Stretto da Michele Sbravati. Il supervisore del progetto Academy e Youth Football Director ha espresso la sua soddisfazione riguardo la manifestazione: «Siamo felici di poter partecipare a questo torneo con le nostre formazioni. Ringrazio Fair Play Messina che è diventata un punto di riferimento a livello siciliano di tutto rispetto. Una società che ha dimostrato di avere professionalità, grande passione nel seguire i ragazzi ed una metodologia importante. È fondamentale seguire i giovani nel loro percorso dall’attività di base sino al settore giovanile. Sotto questo punto di vista Fair Play sta portando avanti un percorso importante e il Torneo dello Stretto si dimostra di assoluto livello». Su questa lunghezza d’onda, Sbravati ha voluto evidenziare quanto sia importante lavorare ad alti livelli in ambito settori giovanili: «Non si può sottovalutare la responsabilità di rappresentare una società importante e storica come la Juventus. Stiamo parlando di un brand dal valore straordinario che deve essere preservato quando varchi i confini del Piemonte sia a livello nazionale che internazionale. Partecipare a tornei importanti in Italia e all’estero consente ai ragazzi di vivere esperienze straordinarie ma, al tempo stesso, è l’occasione per staff e dirigenti di rappresentare la società nel migliore dei modi sia tecnicamente che a livello etico e comportamentale». Infine il massimo dirigente delle giovanili bianconere ha fatto il punto sulla situazione che sta vivendo il calcio giovanile italiano: «Purtroppo quando ci troviamo davanti a dei fallimenti sportivi, anche con la nazionale, si invocano dei processi in cui azzerare tutto e ripartire dai settori giovanili. Io lavoro in questo mondo da 25 anni ed ho sentito questi appelli numerose volte e ciclicamente tornano di moda. Bisogna avere equilibrio nelle valutazioni. Per la mia esperienza, non è vero che in Italia si lavora male con i settori giovanili. Sono cambiati i tempi, il calcio si sta evolvendo e questo deve spingere tecnici, istruttori e dirigenti ad avere delle competenze sempre al passo con i tempi».