Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Addio a Tullio Lanese, signorilità e bravura. È stato un numero uno rispettato dai più grandi, da Maradona a Platini

Si è spento a Messina all’età di 78 anni l’illustre arbitro che in carriera ha diretto anche ai Mondiali e agli Europei. È stato presidente dell’Aia

Indiscutibilmente Tullio Lanese è stato un numero 1. In tutto. In campo e fuori dal campo. Dall’eleganza con cui dirigeva le partite alla bravura con il fischietto che gli ha permesso di arrivare al vertice mondiale. Fino all’oggettiva signorilità che dispensava in ogni angolo unità all’umiltà che l’ha sempre contraddistinto nei ruoli che ha esercitato, l’ultimo al timone dell’Aia condotta dal 2000 al 2006. Tullio Lanese se n’è andato, dopo una malattia, in punta di piedi, in perfetto stile con il personaggio ammirato in campo per oltre un ventennio e dietro la scrivania. Se n’è andato in silenzio così come aveva salutato il mondo arbitrale nel 2006, coinvolto ingiustamente in una vicenda che al termine del suo percorso giudiziario ha visto Tullio uscire pulito e vincente, come lo è sempre stato in campo e nella vita. Tullio Lanese se n’è andato ieri pomeriggio all’età di 78 anni, nella sua Messina che per anni ha gonfiato il petto d’orgoglio per un suo figlio diventato un simbolo dello sport internazionale, partito negli anni 60 dai polverosi campi con la passione per il calcio e l’arbitraggio e arrivato alle vette massime a dirigere alle Olimpiadi di Seul (estate ’88), ai Mondiali del ’90 e Euro ’92.
Quel “Lanese di Messina” ha fatto la storia del calcio più bello, quello degli anni Ottanta durante i quali le voci di Sandro Ciotti ed Enrico Ameri raccontavano il calcio più bello di un Paese che aveva i suoi eroi. Tullio era un protagonista assoluto di quelle domeniche. Negli anni Ottanta e Novanta ha rappresentato, assieme ad altri pezzi da novanta come Paolo Casarin e Gigi Agnolin, la categoria arbitrale in Italia e nel mondo, arrivando a “fischiare” anche nel Mondiale disputato in Italia, quello delle notti magiche dove un “figlio” di Messina, Totò Schillaci, fece impazzire tutto il Paese. In campo si faceva rispettare con i suoi modi garbati ma decisi. L’eleganza fatta arbitro che per 14 stagioni, tra il ’78 e il ’92, ha brillato prima in B e poi in Serie A, arrivando a diventare uno dei pilastri anche in ambito internazionale.
Di professione assicuratore, diresse il top, persino una finale di Coppa Campioni a Bari, nel ’91: una partitaccia decisa, dopo 120’ di “battaglia”, ai rigori col successo della Stella Rossa sul Marsiglia. Un fuoriclasse dell’arbitraggio riconosciuto tale dai più grandi calciatori dell’epoca. Maradona, Gullit, Platini: con ognuno di loro c’era amicizia e rispetto dei ruoli, un’intesa che solo i grandissimi sanno coltivare.
Lanese ha diretto ben 170 volte in Serie A, compreso uno spareggio tra Milan e Sampdoria per andare in Uefa, ma anche una finale di Supercoppa Italiana del ’91. Soprattutto tre gare a Italia ’90: lo ricordiamo grande protagonista al “Delle Alpi” di Torino in un Brasile-Svezia 2-1, poi Uruguay-Corea del Sud (1-0) a Udine, quindi un ottavo a Napoli con quel Camerun-Colombia 2-1 decisa all’overtime da Roger Milla. Concluse la brillante carriera internazionale con la semifinale dell'Europeo ’92 a Solna, in Svezia, col 3-2 della Germania sugli scandinavi.
Da presidente dell’Aia è stato un papà affettuoso e premuroso di tante brave giacchette nere. Un maestro di lealtà che manca a un mondo dal quale è stato costretto ad uscire troppo presto. E che il processo di Napoli ha confermato quanto fosse ignaro di quella storiaccia chiamata Calciopoli.
Durante la carriera è stato insignito di numerosi riconoscimenti come il Premio Mauro nel 1988, la Stella d’Oro del Coni al merito sportivo, ed è stato nominato, dal Presidente della Repubblica, prima Cavaliere e poi Ufficiale della Repubblica. Nel 2017, in occasione dei 70 anni, ritirò anche il Premio Barbaro organizzato dallo “Juve Club Charles” di Gustavo Ricevuto.
Messina piange uno dei suoi più grandi sportivi. Domani pomeriggio, alle 16.30, l’ultimo saluto alla Chiesa di Santa Caterina Valverde. Ciao Tullio, sei stato un numero 1!

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia