Il Messina diventa una questione politica: pagata la rata del “salva-calcio” ma nemmeno l’ombra dei soldi promessi da AAD
Il Messina ha pagato la rata del cosiddetto “salva-calcio”. Ciò, grazie alla liquidità in cassa, che per il momento permette di affrontare alcune spese correnti. Si attende però la definitiva svolta in chiave societaria, con i fondi promessi da giorni da AAD Invest che non si vedono nemmeno col binocolo. E probabilmente non si vedranno mai. Quanto emerge dal “curriculum” di Doudou Cissè, che ha collezionato esperienze negative, divieti di operare e scivoloni tra Francia e Belgio, non lascia presagire nulla di buono. Dall’annuncio dei conti sbloccati per ragioni legate alla scomparsa del Deinze sino all’ipotetico approdo di una parte dei 75 milioni di euro stanziati, a loro dire, da un fondo terzo: al momento sono solo chiacchiere. Alaimo, dopo un mese di presenza costante, si vede ormai con il contagocce: ci ha messo la faccia ma ora diventa dura continuare a farlo. Eppure davanti al notaio Silverio Magno ha ribadito, forte di questa ipotetica “garanzia” inviata via pec, di volere rilanciare. Confermando l’imminente arrivo di risorse, per sanare la falla sui contributi e pagare la prima quota d’acquisto dell’80% a Pietro Sciotto. Ma più passa il tempo, minori sembrano le possibilità di vedere tutto ciò diventare realtà. E allora restano aperte ipotesi alternative, che però sono legate alla propedeutica volontà dell'ex presidente Pietro Sciotto di esercitare il diritto di recesso dall'accordo notarile firmato il 2 gennaio, aprendo le porte a una nuova svolta. In tal senso, ieri due ex tesserati del Messina hanno fatto tappa a Palazzo Zanca per incontrare il primo cittadino Federico Basile: un breve dialogo per ribadire che ci sarebbero alcuni imprenditori siciliani pronti a rilevare la squadra (non si tratterebbe di Valerio Antonini, come ipotizzato da qualcuno dopo le recenti dichiarazioni del presidente del Trapani, ma di altri già in passato accostati al club).