Vincere era l’unica cosa che contava davvero, al di là di bel gioco e trame brillanti: il Messina, con una rosa ridotta ai minimi termini, strappa i tre punti al derelitto Taranto. Un risultato da accogliere positivamente per abnegazione e carattere messi in campo, ma che non può scatenare eccessivi entusiasmi: battere una squadra in crisi nera, alla sua ottava sconfitta consecutiva, non è un’impresa epica. Al tempo stesso, ridimensionare il peso di questa vittoria sarebbe pessimistico a prescindere, perché il Messina sta lottando contro difficoltà che non si superano con uno schiocco di dita.
Quelli che ci credono. Tra le note positive della gara di Francavilla Fontana, le prestazioni di Marino e del solito Anatriello, bravo a sfruttare il gentile omaggio di Marong e servire a Luciani una palla che non poteva non essere trasformata nel gol vittoria. Ma al “Giovanni Paolo II” è arrivata anche la conferma di come alcuni elementi fatichino a essere all’altezza della Serie C: una rosa che ha bisogno di rinforzi significativi, con città e tifosi in attesa di risposte. Attese già nelle prossime ore, con la riapertura della pista Roma e con la presa in esame di qualche alternativa che già è al vaglio.
Nostalgia canaglia. «Lo stipendio non è l’unica cosa che conta», parola di Giacomo Modica e finalmente qualcuno lo ha detto a voce alta. Il Messina non ha mai preso un punto di penalizzazione (verità incontrovertibile), come la stragrande maggioranza delle squadre che partecipano alla Serie C. Ma nelle ultime otto stagioni si sono registrate difficoltà diverse, tra complicazioni gestionali e organizzative che hanno influito sulla perdita di appeal della maglia biancoscudata. «Quando ci giocavo 38 anni fa, Messina era uno spettacolo. Oggi è tutto diverso». Una presa di coscienza da parte dello stesso tecnico di un mondo che è cambiato, mentre in città si resta legati a un’idea nostalgica. Discorsi che rischiano di sfociare nel sociologico, mentre oggi servono concretezza e compattezza, più di egoismo e meritocrazia. Più di parole o mezze verità, attribuite agli altri e delle quali magari si è anche artefice.
Piazza storica, presente sbiadito. Le dinamiche di mercato e “l’ammutinamento” di giocatori rimasti a casa, perché distratti dalle sirene di altri club, raccontano alcune difficoltà. Altri hanno dimostrato attaccamento e professionalità, come Damiano Lia, che da tempo ha contatti avviati con l’Audace Cerignola. Dividere la rosa tra “buoni” e “cattivi” è esercizio antipatico e difficile, ma il calcio di oggi non ha più spazio per bandiere e romanticismi. Nessuno nega l’opportunità di andar via a chi ha accordi, magari migliorativi, soprattutto perché, se è vero che Messina resta una piazza storica, è altrettanto reale come oggi sia evidente il calo di reputazione. Ma oggi l’unica cosa a cui pensare è provare ancora a salvare la categoria, con la salvezza diretta ora a -5. In attesa di una attesa svolta societaria, alla quale molti guardano con parecchio scetticismo, la vittoria di sabato vale più di tre punti. È una speranza.
Messina, un pizzico di fiducia dai tre punti ottenuti in Puglia
Salvezza diretta distante cinque lunghezze, ma servono rinforzi e serenità
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