Sessanta minuti di presenza in campo ma fine a se stessa, nell’incapacità di affondare in una partita impostata provando prima a non prenderle: poi l’ingresso di Afena-Gyan che spacca la gara e permette alla Juventus Next Gen di battere il Messina e superarlo in classifica.
Sulla sfida di sabato non c’è molto altro da dire, a parte un rendimento ancora in chiaroscuro di una squadra che nuovamente si mostra fragile e un organico assolutamente non all’altezza, limitato tecnicamente e nelle soluzioni, carente di carattere e personalità, costruito con scelte rivelatesi sbagliate. A metterci la faccia stavolta è stato il direttore organizzativo, Angelo Costa, di fatto unica figura di responsabilità tecnica, avendo una delega dalla scorsa estate che serviva a operare a supporto del direttore sportivo Giuseppe Pavone. Andato via e accasatosi a Trapani.
Fotografia, anche questa, del momento in casa Messina. Parla Costa, in un momento delicatissimo come questo, un dirigente che si è esposto tre-quattro volte in un anno e mezzo di permanenza in città. Parla mentre sta zitta la proprietà, con le pive nel sacco per una trattativa societaria che non è decollata nonostante la grande fiducia dimostrata nei comunicati degli scorsi mesi nei confronti della AAD Invest e che adesso è chiamata a trovare soluzioni alternative per passare la mano e garantire un futuro al club. Proprietà al contempo delusa da una squadra non competitiva (a cui dovrà pagare stipendi e contributi entro domani) e sulla cui costruzione aveva dato carta bianca proprio a Pavone, Costa e Modica. Il primo è andato via, restano gli altri due. Nemmeno l’allenatore parla, ma sarebbe il caso che tornasse a farlo spiegando con quale stato d’animo sta affrontando questa fase personale e collettiva, se la colpa è sempre solo degli altri (Comune, arbitri, giornalisti, tifosi che criticano sui social) o arrivati a questo punto si possono anche aprire le porte dell’autocritica per scelte volute e determinate.
Invece parla Costa, ultimo reduce di una squadra di Lega Pro terzultima, che salta fuori chiedendo fiducia, perché sia lui che Modica «sanno cosa fare». Speriamo non sia lo stesso visto fin qui. E allo stesso tempo sollecitando ai tifosi (400 a Biella nonostante il rendimento disastroso) di cambiare atteggiamento...
Si sta scherzando davvero con il fuoco. Squadra fragilissima, ambiente scollato, zero certezze sul futuro. Questa è la situazione in cui, chi non parla e chi è scappato, ci ha portato. Lo abbiamo sostenuto cento volte in passato e lo faremo ancora di più in questa condizione così delicata: servono figure esperte che sappiano gestire e muoversi nelle sabbie mobili in cui il Messina è piombato. Un “comitato d’emergenza” che per l’ennesima volta provi a compiere il “miracolo di gennaio”, per la quarta stagione consecutiva. Servono un direttore generale e un direttore sportivo che mettano ordine e diano certezze all’intero impianto, sfilacciato e scoraggiato. Ci sono figure che possono trovare ospitalità e accoglienza solo in una società gestita così, giusto per andare avanti ma senza programmazione. Ma per evitare una retrocessione che sarebbe drammatica, in attesa di sapere cosa prevede l’avvenire societario, occorre intervenire subito. Che sia il presidente Pietro Sciotto o qualcun altro che in tempi brevi prenda il suo posto al timone del club.
Messina, si sta scherzando col fuoco
Servono dg e ds di caratura che sappiano muoversi in un contesto così delicato e incerto
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