Messina con il “bicchiere” diviso tra la fiducia determinata dal punto sofferto conquistato a Catania e una classifica ancora assolutamente deficitaria, che non permette di respirare. Aspetto, questo, che tra l’altro non è una novità se si pensa a come sono andate le cose nelle ultime tre precedenti stagioni. Con avvii stentati e rincorse folli per poi potere arrivare alla salvaguardia della categoria. Dal “Massimino” sono arrivati alcuni segnali positivi, che però dovranno essere “annaffiati” per germogliare e portare a risultati più pesanti da trasformare in ossigeno da portare in una graduatoria ancora precaria. Innanzitutto va evidenziata la tenuta difensiva, che anche al netto di alcuni errori clamorosi degli avversari, su tutti quello di Montalto nella ripresa, ha reso inefficace il forcing etneo. Equivalendo al primo clean sheet in trasferta. Spiccano soprattutto le prestazioni di Krapikas, tornato a dare sicurezza dopo qualche incertezza di troppo mostrata contro Avellino e Cavese, così come un Rizzo granitico sia da terzino che da centrale. Un elemento sfruttabile un po’ come è stato Dumbravanu nel secondo scorcio della precedente annata. Sicuramente una nota buona giunge dall’atteggiamento complessivo della squadra, che si è compattata restando sul pezzo, anche facendosi forza intorno al 4-3-3 “rivisitato” da Giacomo Modica, con posizionamenti sperimentali come Lia nel terzetto offensivo, che ha permesso tra l’altro di avere in campo anche Salvo, la cui è prestazione è stata apprezzata al di là dell’espulsione, specie in una corsia in cui Anastasio rappresentava vera e propria minaccia, forse la principale. Un approccio più coperto e votato alle ripartenze, non sfruttate al massimo ma comunque un “piano gara” da considerare nel complesso riuscito. Figlio dell’umiltà di giocarsela ammettendo la superiorità catanese. Qualche altra mossa, apparsa meno funzionale, come Pedicillo davanti alla difesa, che è riuscito raramente a trovare verticali pericolose. Ma probabilmente è stato il prezzo da pagare per potere avere due interni come Frisenna e Garofalo, votati all’aggressività e alla lettura degli spazi. Petrungaro risulta essere la certezza principale di questo prima parte di torneo, aspettando Petrucci in mezzo al campo. Uscire dal tunnel del doppio pesante ko era importante, cruciale. Ma ora bisogna provare a mettere in fila qualche risultato positivo, meglio se vittorie, come “suggerito” nel post-gara dal capitano Marco Manetta. Il campo, in attesa di una svolta societaria ritenuta necessaria e non rinviabile dalla fetta più ampia della tifoseria, è ciò a cui si aggrappano gli amanti della biancoscudata e anche da questo punti di vista, la strada verso lidi più sicuri rimane ancora in salita.