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Messina, una figuraccia inaccettabile: l'allarme suona forte

In un altro contesto il tecnico sarebbe in discussione ma qui servirebbero “esoneri” alla radice

Un 6-0 che fa male, umiliante, che non ammette repliche. La squadra ha chiesto scusa ai tifosi giunti al “Partenio-Lombardi”, l’allenatore Giacomo Modica si è rivolto a tutti gli appassionati in sala stampa senza cercare scusanti, ma bisognerà rispondere sul campo già a cominciare da giovedì, nel turno infrasettimanale contro la Cavese, per cancellare questa brutta pagina sportiva.
La piazza è stanca. Ogni volta che il fondo sembra essere toccato, si arriva a un punto ancora più in basso. In questo caso, al ko numericamente più pesante negli otto anni dell’attuale gestione (parlando ovviamente di prima squadra, non di giovanili dove si è fatto anche peggio, “scappando” dal campo con l’Under 15). Gli “statistici” devono addirittura risalire al 1947 per trovare un’altra sconfitta del Messina di tali dimensioni in Serie C, al 1937/38 in Serie B. Preoccupa l’esito del match di domenica ma soprattutto l’andazzo generale che non sembra discostarsi da quello delle ultime annate: stessi errori, copioni, scenari. Con una formazione che si trova nei bassifondi della classifica dopo la solita estate travagliata. Nove punti, terzultimo posto al netto delle penalità attese per alcune squadre. E sarà necessaria l’ennesima rincorsa per tirarsi fuori dalle sabbie mobili. In un ambiente slegato e scoraggiato, in uno stadio privo della spinta della Curva Sud. Senza traccia di idilli.
Limiti e onorabilità. L’organico è questo, con dei limiti evidenti. Limiti che nonostante il discreto rendimento (escluso ovviamente l’ultimo match) e le idee di gioco, hanno pesato sulla “raccolta punti”. Bel gioco e propositività evidentemente non bastano. La rosa è sicuramente compatibile con l’approccio di Modica, rientra nel budget, è coerente col ricorso al minutaggio ma manca di una determinata personalità che serve quando la palla scotta, quando bisogna garantire l’onorabilità della maglia. Svanita, domenica scorsa.
Appigli e interventi. Per qualcuno quello di Avellino è stato un incidente di percorso, ma l’allarme suona. Anche pensando al “novembre nero” del 2023. Serve reagire, tornare alla vittoria, visto che finora, in 11 partite, ne è arrivata solo una e sfuggite diverse. Occorre rinforzare la squadra perché alcuni reparti sono evidentemente scarni, scoperti e non all’altezza, latita l’esperienza e gli uomini che possano fungere da leader carismatici, prima che sportivi. E si sopperisce, non sprofondando definitivamente, proprio per l’unità intorno a Modica e alla sua gestione.
Solito copione. In qualsiasi altro contesto, dopo una tale figuraccia e un rendimento del genere, l’allenatore sarebbe stato messo in discussione ma qui non avviene. Ha un senso. Cambiando, ci sarebbero altissime probabilità di fare anche peggio. E bisognerebbe tra l’altro pagarne un altro. Più che un allontanamento del tecnico, servirebbe un “esonero di massa”, cominciando dai piani alti, dove la parola programmazione non sembra essere conosciuta e si pensa solo a puntare l’indice al di fuori. Oggi più che mai occorrerebbe quella scossa annunciata ormai da tempo immemore, che puntualmente poi svanisce nel nulla, anzi si trasforma in un rilancio silente al quale in pochissimi ormai abboccano.
Le ultime mosse. Oggi parlerà il direttore sportivo Giuseppe Pavone, possibile che ci metta la faccia, assumendosi delle responsabilità, indicando la via da seguire per venire fuori da questa situazione che, se non si dovessero fare punti con Cavese e Catania, rischia di complicarsi oltremodo. Ieri il presidente Pietro Sciotto ha incontrato lo staff tecnico e successivamente la squadra chiedendo «ai calciatori un immediato riscatto contro la Cavese» e ha detto loro «di dimenticare velocemente la pesante battuta d’arresto in Irpinia», si racconta in un comunicato diffuso dal club. Vedremo se basterà a far capire al gruppo, che ha responsabilità comunque parziali, come occorra tirare fuori qualcosa in più sul piano emotivo e caratteriale contro avversari più forti. Le partite durano novanta minuti e i campionati finiscono all’ultima giornata: la speranza è che , dopo avere perso la faccia, si salvi almeno la categoria.

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