Prima o poi l’entusiasmo tornerà a esplodere: Messina, la sua gente, è un vulcano di passione che non vede l’ora di tornare a esaltarsi, condividendo momenti di gioia e orgoglio con la squadra che la rappresenta.
Ogni occasione, anche in queste ultime travagliate annate, è stata buona (dalle gare decisive per la salvezza a quelle in cui si sarebbe potuto puntare alle zone nobili della graduatoria) per dimostrare quanto questa piazza sia pronta a farsi coinvolgere e travolgere davanti a un progetto lungimirante, trasparente e ben identificabile. Ed ecco perché, in effetti, per gli operatori eventualmente interessati sarebbe anche un buon momento per investire e farsi trasportare da una realtà che da troppo tempo non mostra un’ambizione degna della propria tradizione.
La Curva vuota mette troppa tristezza. Così come genera dispiacere lo spirito di rassegnazione che regna nell’animo di molti tifosi e appassionati, che paiono “vivere alla giornata” così come peraltro ha ammesso di fare, per altri versi. l’esperto ds Giuseppe Pavone. Si respira stanchezza ma è l’altra faccia del tanto amore. Separando i piani, gli amanti della biancoscudata sperano sempre nei successi dei colori che portano nelle vene ma al contempo, dopo circa otto anni vissuti sulle montagne russe, non riescono più a nutrire fiducia in una società incapace di andare nella giusta direzione: quella di una programmazione completa, di un’organizzazione all’altezza, di un’unità d’intenti alla quale più volte ci si è appellati, prima di deludere puntualmente la fiducia data. Disillusione che non è solo nei risultati, ma soprattutto negli sviluppi di una gestione spesso lunatica, volubile e improvvisata. Ripetitiva nelle dinamiche labirintiche, che hanno portato puntualmente a resettare e inseguire. Non è una questione di budget, perché anche con minori investimenti rispetto ad altre squadre si può fare bene ed essere competitivi: Juve Stabia docet, ma è pieno il calcio di esempi.
Su alcuni punti abbiamo insistito e insisteremo ancora, pur non essendo stati ascoltati con risvolti che appaiono chiari. A partire da un settore giovanile che deve essere risorsa e non peso così come dalla designazione di un direttore generale, senza nulla togliere a chi c’è stato, che sia federalmente (e contrattualmente) riconosciuto e riconoscibile, che rappresenti il Messina nei contesti interni così come a livello “politico” nazionale. Che parli, spieghi e guidi il club verso gli obiettivi (?) prefissati. Che si occupi di affrontare e magari risolvere (al di là degli aspetti economici) la questione campi, così come che si faccia sentire quando (e ce n’è stato bisogno) le conduzioni dei direttori di gara sono penalizzanti. Una sorta di amministratore delegato che modelli una struttura adeguata per la Lega Pro, con figure e deleghe, come ad esempio (non casuale) l’addetto all’arbitro. Che ci metta la faccia, come ormai da tempo fa praticamente solo Modica (anche quando non dovrebbe).
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