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Messina, domande senza risposta ed entusiasmo ai minimi termini

La squadra darà il massimo ma fuori dal campo le cose non decollano: improvvisazione, incoerenze e silenzi hanno spento i sogni dei tifosi

Inizia oggi la settimana che porterà il Messina all’esordio ufficiale in campionato, in casa, domenica prossima contro il Potenza. La squadra continua a lavorare, provando ad avvicinarsi a uno stato di forma all’altezza, degli impegni di Lega Pro ma anche e soprattutto delle idee di Giacomo Modica, che ha bisogno di un certo tipo di condizione fisica dei calciatori per fare rendere il gruppo al meglio. Servirà tempo, al di là dei buoni segnali nell’atteggiamento mostrati a Crotone, ma soprattutto urgono ancora rinforzi per completare l’organico numericamente e a livello di caratteristiche. Toccherà al ds Giuseppe Pavone riuscire a individuare i profili giusti, coerenti con le aspettative dello staff tecnico. Anche in questo senso, le scadenze si avvicinano: dieci giorni al “gong” del mercato estivo e figure importanti da trovare. Un altro portiere, la prima punta e probabilmente un centrocampista al posto del partente Franco.
Si attendono risposte, ma con un entusiasmo intorno alla squadra che sembra essere ai minimi termini. Non per colpe dei giocatori, ma per tutto ciò che è accaduto nell’esima estate senza pace per le vicende extra-campo. La curiosità per vedere all’opera la squadra c’è, ma è evidente che anche questa stagione inizierà senza l’ambizione dichiarata di puntare a migliorarsi (tradotto, arrivare ai playoff) e ci si affida alla buona volontà di tanti giovani, al lavoro di Modica e alla sorte benevola. Si spera che i meccanismi funzionino e il Messina possa far bene. Mentre fuori dal rettangolo verde si resta in balia dei soliti dubbi e interrogativi, in primis legati al passaggio di mano, dai più considerata l’unica soluzione per riaccendere la miccia. Ma regnano i silenzi, su cosa sta accadendo, su cosa sarà. Sullo stato del progetto (quale?), mentre la tifoseria organizzata promette di disertare il “Franco Scoglio”. Un rapporto ormai logoro, che sembra definitivamente arrivato al capolinea. Altro che campagna abbonamenti...
Come si è arrivati a questo punto? Come si è giunti al respirare distacco e sfiducia? Con la solita miscela gestionale esplosiva tra ritardi e scarsa chiarezza, divenuta poi ricorsa e presunzione. Improvvisazione in altri campi, cose fatte perché si deve non perché fa parte del pianificare: dall’organizzazione agli uomini chiave, dalla prima squadra al vivaio. Per l’ennesima svolta si sperava di potere alzare l’asticella, di non dovere confrontarsi con dinamiche che hanno abbassato totalmente anche il livello delle aspettative. Rassegnandosi al “questo abbiamo, questo deve bastarci”. Il tifoso, così, non sogna più. E senza sogni, passione, emozione, il calcio perde tutto il proprio potenziale. Figuriamoci in una piazza come Messina.
Fiducia e fedeltà sono due concetti distinti: la prima va conquistata, la seconda è intrinseca negli ideali e nel senso d’appartenenza. La stessa distanza che c’è tra l’identificazione della proprietà con la società: l’Acr (a oggi) è della famiglia Sciotto, il Messina sarà sempre di chi lo ama.

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