Baluardo difensivo, punto di riferimento tecnico e dello spogliatoio: Marco Manetta, 32 anni, è uno dei leader di questo Messina. Quasi scontato per esperienza maturata, perché aveva già assaporato seppure in Serie D cosa significhi vestire questa maglia ma anche perché i suoi centimetri e il suo modo di giocare sono una sicurezza per l’allenatore Giacomo Modica, che conosce bene solidità e mentalità del “centralone” di Tivoli. «So cosa Messina può dare come piazza, tifo e clima, non sono affatto sorpreso - ha detto intervenendo all’evento “Sky” di qualche giorno fa -. Nonostante qualche risultato non andato per il verso giusto il pubblico è presente e ci sostiene. Sarei curioso di vedere con una serie di vittorie che entusiasmo si potrebbe creare ma in questo momento dobbiamo pensare partita dopo partita». A cominciare dalla prossima con il Latina: «Domenica già abbiamo una gara molto importante, anche per trovare fiducia. Sappiamo che prestazioni possiamo fare, le stiamo facendo e le dobbiamo trasformare in punti». Sul piano personale, anche nelle gare non troppo “fortunate” sul piano del rendimento per la squadra, Manetta è stato comunque tra quelli riusciti quasi sempre a “salvarsi”: «Ma non sono mai soddisfatto, perché per mio approccio penso sempre a migliorarmi, credo che nella vita non bisogna mai sentirsi appagati. Per quanto riguarda la classifica mi aspettavo qualcosa in più ma non è nemmeno il momento di rimuginarci troppo sopra, il calcio ti da sempre nuove opportunità e già domenica, vedendo la graduatoria molto corta, possiamo vincere e risalire». Campionato aperto, per tutti gli obiettivi: «Se pensiamo che il Benevento secondo, a due punti dalla vetta, qui da noi ha trovato equilibrio si può capire quanto sia difficile ogni partita, anche quando vai a giocare con l’ultima in classifica. Ogni partita fa storia a se, è vero, non ci sono risultati scontati ed è un torneo in cui sopra e sotto, le squadre girano a pochi punti di distanza, con una vittoria esci fuori e con una sconfitta finisci dentro le sabbie mobili. Ma diciamo che quasi sempre è stato così in questo girone. Sopratutto tra playoff e playout c’è un divario ridotto, nelle ultime quattro giornate puoi finire in uno dei due blocchi. È stata la nostra storia a Taranto l’anno scorso. Magari stavolta non c’è il Catanzaro schiacciasassi e in alto i giochi sono ancora più aperti».