Come Plescia crea, Fumagalli conserva. Uno storico slogan pubblicitario sintetizzerebbe al meglio il successo del Messina sull’Avellino, il primo in stagione, capace di portare tantissimo entusiasmo nella truppa biancoscudata, consapevole di aver raccolto meno di quanto meritato nelle precedenti tre uscite. Tre punti che rilanciano le ambizioni del Messina e che hanno anche il sapore del segnale nei confronti delle avversarie: la “banda Modica” c’è, può contare non solo sui gol di Plescia e sulle parate di Fumagalli, ma anche su giovani di valore come Frisenna, su “top player” da ritrovare come Ragusa e solidissimi leader come Manetta e Firenze.
Il bomber che serviva. Vincenzo Plescia è l’attaccante perfetto per il gioco di Giacomo Modica e questo vale molto di più delle presunte doti da “gollifero” che ne avevano accompagnato l’arrivo a Messina. Facendo anche storcere il naso a qualcuno. Intanto, lui si gode le due reti nelle due presenze collezionate al “Franco Scoglio”, quello all’Avellino siglata peraltro da ex forse frettolosamente scaricato: «Il gol dell’ex è sempre emozionante, ma questo si porta dietro dinamiche e questioni che vanno oltre il semplice gol. Non so cosa non abbia funzionato tra me e l’Avellino, ma adesso penso solo al Messina e dico grazie a mister Modica, grazie al quale è migliorata anche la mia condizione fisica: ho perso 7/8 chili e adesso mi sento molto bene, anche se non sono al 100%. La partita con il Catania? Sarà importante per far mettere minuti nelle gambe a chi ha giocato meno, però ci teniamo a far bene, perché affrontiamo pur sempre il Catania. Andremo a giocarcela con un’altra mentalità grazie a vittorie come quella con l’Avellino che ci aiutano a crescere».
Il numero uno. C’era tutta la voglia di riscattare l’errore con la Turris in Ermanno Fumagalli e, soprattutto, di rispondere alla pioggia di critiche che gli erano state mosse con poca memoria. Il secondo tempo è stato un assoluto crescendo: parata in sicurezza sul rasoterra insidioso di Sgarbi, volo plastico sul colpo di testa di Mulè, miracolo assoluto di puro istinto sul colpo a botta sicura di Marconi. Ma “Radio Fumagalli” ha un motivo per non essere soddisfatto al 100%: «I rinvii, troppo corti, ma ho l’alibi dei palloni d’acciaio con cui abbiamo giocato. Io vado al campo ogni giorno ancora per migliorare, non mi sono mai accontentato e questa è stata la mia forza da sempre. Però ho ripensato a quanto successo dopo quell’errore con la Turris: è umano, sbagliamo tutti, ma alla mia età star lì a leggere le critiche e trovarmi subito etichette addosso mi dà fastidio, una roba che non sopporto proprio. La parata su Marconi? Secondo me in quel momento è sceso per un attimo Mimmo Cecere ad aiutarmi a buttare fuori quella palla. Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2003 a Messina e oggi mi ha dato una grossa mano. Una vittoria così serve per crescere: quella sofferenza del secondo tempo rappresenta tanto nel percorso di crescita dei giovani che abbiamo in squadra, ma al tempo stesso dobbiamo subito mettere da parte questa consapevolezza nei nostri mezzi, perché mercoledì c’è una partita a cui la gente tiene tantissimo. E poi stiamo bene, ogni partita ci sono tantissimi minuti di recupero: evidentemente lo fanno per temprarci ancora di più, perché con il mister siamo allenati per giocare anche 140’ a partita».
Messina, attenti a quei due. Plescia: "Sto meglio grazie a Modica». Fumagalli: "Mi ha aiutato... Cecere"
La vittoria sull’Avellino, la prima in campionato, nel segno di Plescia e Fumagalli. Domani a Catania per la Coppa
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