Come la Corte europea dei diritti dell’uomo ha affrontato l’evoluzione del linguaggio in tema di diritti umani, il rapporto con i diversi stati e il cambiamento dello stesso linguaggio nel riconoscimento dei diritti. Ha toccato vari punti la prolusione di Robert Spano, giurista e presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha aperto la prima delle tre giornate del XXXVII convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, quest’anno ospitato dall’Università di Messina. Fino a sabato giuristi ed esperti si confronteranno su “Lingua, linguaggi e diritti”. In particolare approfondiranno i legami che intercorrono tra lingua, linguaggi e diritti, esamineranno anche l’aspetto della comunicazione politica e istituzionale e infine il tema dell’utilizzo discriminatorio della lingua.
La prima giornata di lavori si è aperta con l’intervento del presidente Spano che ha parlato in una gremita aula magna del rettorato. È stata un’occasione per approfondire i temi dei diritti umani, del linguaggio e della sua evoluzione. «È il mio ultimo discorso come presidente della Corte Europea dei diritti umani perché fra quattro giorni il mio mandato scadrà», ha detto il presidente Spano ricordando le sue origini italiane, «sono figlio di un napoletano». Ha poi affrontato il tema del linguaggio e dei diritti umani parlando della sua esperienza alla Corte di Strasburgo. A introdurre l’argomento era stata la vicepresidente dell’Associazione italiana costituzionalisti Elisabetta Catelani: «È una tematica affascinante – ha detto – più volte studiata proprio perché consente di declinare le problematiche connesse al modo con cui ci si esprime agli stessi diritti che nel corso del tempo si stanno evolvendo. Un esempio è il problema dell’uso della lingua per alterare la realtà».
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