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Risanamento, ora la partita si gioca a Palermo

Risanamento, ora la partita si gioca a Palermo

«Spero il 30 settembre di convertire il nostro programmato commiato in un’articolata relazione di lungo e proficuo mandato elettorale». Guarda già avanti il sindaco Cateno De Luca. Ma è cambiato il clima dopo il voto dell’Aula sull’Agenzia per il risanamento, si sono stemperate le tensioni, sono mutati gli umori e forse anche ci si è resi conto che, nell’interesse generale e nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze, si può lavorare per il bene della città, senza necessariamente ingaggiare “guerre sante” ad ogni piè sospinto.

L’Amministrazione comunale ha voluto dar subito seguito a quanto approvato dal Consiglio. Tempi strettissimi per la presentazione dei curricula dei candidati agli organi sociali della costituenda Agenzia: i termini scadono già domani stesso, entro le 12. Tutti sanno che il presidente di “A.Ris.Me” dovrebbe essere l’avvocato Marcello Scurria. Ci sono da nominare i componenti del Cda e il Collegio dei revisori dei conti. Nel pomeriggio di domani si terrà l’atto ufficiale di costituzione dell’Agenzia davanti a un notaio.

La partita si gioca, a questo punto, su due tavoli e quello più importante adesso è a Palermo. Entro la data fissata di mercoledì, cioè entro ieri pomeriggio, il sindaco ha predisposto la corposa relazione – richiestagli dal presidente della Regione Nello Musumeci – a supporto della dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria e socio-ambientale. La novità importante è che, dopo i contatti con la Prefettura, il sindaco è pronto a firmare un’altra ordinanza “ex articolo 54 Tuel”, cioè un provvedimento che giustifica l’intervento immediato per la gravità della situazione del rischio sanitario. L’ordinanza si giustificherebbe per il caso accertato (e si pensa non sia certo l’unico) di asbestosi, una forma di tumore ai polmoni causata dallo sprigionarsi di fibre d’amianto, che ha colpito un residente a Fondo Fucile, il “villaggio d’eternit” dove le coperture con i materiali pericolosissimi per la salute occupano una superficie estesa quasi quanto tutta la baraccopoli. Un dato forse scontato ma che, visto sulla carta e letto nella sua gravità, appare davvero clamoroso e inaccettabile nella Messina del 2018, in una città che vorrebbe dirsi civile e vivibile.

La relazione di De Luca parte dalla cronistoria degli avvenimenti del risanamento dalle legge 10 del 1990 in avanti, poi raffronta lo stato dei luoghi così come emersi dal censimento delle baracche effettuato nel 2002 e da quello che il sindaco ha fatto realizzare in tempi rapidissimi, durante lo scorso week-end e indica gli scenari previsti dall’ordinanza di sgombero, demolizione e trasferimento delle famiglie baraccate.

Nella parte finale si indicano le soluzioni alloggiative già adottate (prendendo in eredità ciò che è stato lasciato dall’Iacp, che dovrà passare le consegne alla nuova Agenzia) o in corso di adozione da parte dell’Amministrazione. Per quanto riguarda le nuove edificazioni, si stanno completando i cantieri dei 50 alloggi e 10 botteghe di villaggio Matteotti all’Annunziata e dei 46 alloggi di Camaro Sottomontagna. Proprio questi due cantieri sono il simbolo di come il risanamento non poteva più seguire i tempi previsti dalla legge 10 e dallo “sdoppiamento” di competenze tra Comune e Iacp: per Matteotti il decreto di finanziamento risale al 9 novembre 2006 (12 anni fa!), quelli relativi a Sottomontagna sono ricompresi tra il marzo 2008 e l’ottobre 2009. Ritmi più lenti di una tartaruga.

È evidente che l’Amministrazione, per fronteggiare l’emergenza derivante dalla demolizione di oltre 2400 baracche, pensa all’acquisto di alloggi sul mercato immobiliare. Al momento ve ne sarebbero 400 disponibili (il 20 per cento con due vani, il 50 con tre e il 30 con quattro). La procedura di acquisto attivata nel 2014 dalla giunta Accorinti (alloggi da destinare a nuclei familiari di Fondo Fucile) si è fermato solo ad otto abitazioni.

Intanto, per la demolizione delle baracche, la bonifica e lo smaltimento dei materiali in discarica, è stata calcolata una spesa di 35 milioni di euro. Con tutte queste carte in valigia, e con la delibera approvata dal Consiglio, comincia la missione palermitana di De Luca.

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