Troppa carne al fuoco in così poco tempo. E adesso tenere la città in bilico, sospesa sul vuoto di un altro commissariamento, di un’altra campagna elettorale, di un’altra costosa chiamata alle urne, di un altro salto nel buio, sarà pure un fine calcolo politico di chi in queste cose è davvero imbattibile, ma è quello che serve alla città? Quello che la città chiede?
Ricapitoliamo. La settimana si è conclusa con l’annuncio delle dimissioni, sostanzialmente confermate nel videomessaggio di sabato mattina, da parte del sindaco De Luca e questa decisione “capestro” sembra avere come termine ultimo il 30 settembre, giorno nel quale il primo cittadino terrà un comizio “di commiato” a piazza Duomo, in occasione dei suoi primi cento giorni di amministrazione. «Lavorerò ancora più freneticamente in questi giorni», ha promesso De Luca ma le ripercussioni sono inevitabili, soprattutto quando tutto quello che ha avviato nelle precedenti settimane subirà un prevedibile stop con la gestione commissariale, che rischia di durare almeno nove mesi, da ottobre fino a giugno.
La crisi del trasporto pubblico, testimoniata dalle continue modifiche ai piani delle linee Atm. L’incertezza assoluta sull’apertura delle scuole (oggi si terrà il nuovo vertice tra i dirigenti scolastici), mentre il 12 settembre, data di inizio delle lezioni in tutta la Sicilia, si avvicina. E i tempi ravvicinatissimi, imposti dallo stesso De Luca, nella sua “agenda per lo sbaraccamento”, con i termini fissati al 31 ottobre e al 31 dicembre rispettivamente per lo sgombero e la demolizione di tutte le oltre duemila (il numero esatto oscilla tra 2200 e 2700, probabilmente sono 2500) baracche, richiedono uno sforzo colossale, che deve essere compiuto da un’Amministrazione nel pieno dei suoi poteri, coadiuvata ovviamente dal Consiglio comunale, dal Governo nazionale e dalla Regione siciliana. Non parliamo, poi, dei bilanci, del Piano di riequilibrio, delle questioni delicatissime riguardanti la gestione dei rifiuti e dei servizi sociali e tante altre partire che questo sindaco e la sua Giunta, con il loro frenetico attivismo, hanno aperto e che richiedono altrettanto impegno nei prossimi mesi.
La capacità di De Luca di dettare temi e tempi del dibattito politico la si era vista nel corso della campagna elettorale. Il sindaco riesce a indirizzare qualunque cosa dove vuole lui e oggi addita l’Aula di Palazzo Zanca come il simbolo della vecchia politica, fatta di riti e liturgie incompatibili con le esigenze della comunità e con la drammaticità della fase vissuta dalla nostra città.
Ma è troppo presto addossare le responsabilità di un clamoroso gesto – le dimissioni di un sindaco appena eletto – a un’assemblea civica che sta muovendo di fatto i suoi primi passi e che si trova ad approvare il primo vero atto concreto sottoposto al suo esame da parte dell’Amministrazione. Il segnale dato da De Luca sulla rapidità dell’agire, sul fronte del risanamento, ci sembra sia stato colto da tutti o quasi i consiglieri e domani la deliberà sull’Agenzia (la nuova azienda speciale comunale che dovrà assorbire ruoli e competenze dell’Iacp) sarà posta ai voti. Ci saranno emendamenti? Probabile. Ma in quale democrazia parlamentare e assembleare non si discute su un atto?
Nel frattempo, il sindaco può e deve andare avanti – non è solo un suo diritto, ma un dovere nei confronti della città, di chi lo ha eletto e anche dei tanti che non lo hanno votato –, perché egli stesso ha innescato meccanismi che non possono subire rallentamenti, avendo avuto il merito di riaccendere ancor più che i riflettori, diremmo la passione civile, su un argomento dirimente come quello della presenza di oltre duemila baracche sul nostro territorio. L’Agenzia è uno strumento, intanto De Luca cerchi di ottenere l’obiettivo che si è prefissato, quello di arrivare alla dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria e socio-economica, tramite un provvedimento della Giunta regionale e, poi, un’ordinanza della Protezione civile nazionale. Imponga i suoi tempi alla Regione, ancor più che al Consiglio comunale, e strappi la certezza assoluta sulle risorse finanziarie. Ha un impegno da rispettare De Luca, è stato lui ad assumerlo: il 31 ottobre lo sgombero, il 31 dicembre la demolizione. Già se si riuscisse a completare questa operazione per le zone ridotte in più gravi condizioni, come la favela di Fondo Fucile, sarebbe un grande risultato. Avrà il sostegno pieno della città. Ma non accampi scuse.