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Nuova campagna di scavi ad Alesa

Nuova campagna di scavi ad Alesa

Non si ferma la campagna archeologica per scoprire ciò che rimane del nostro importante passato ad Alesa, l’antica città greco-romana che adesso rivive, vicino Tusa, sull’estremo versante tirrenico della nostra provincia.

Dopo le campagne di scavo dello scorso luglio delle università di Messina e Oxford nell’area del santuario di Apollo e degli atenei di Amiens e Poitiers nelle aree dell’agorà, dell’acropoli meridionale e dei contrafforti, dove sono venute alla luce le tracce del teatro della città ellenistico-romana, da oggi la missione archeologica dell’Università di Palermo, guidata dal prof. Aurelio Burgio, avvierà gli scavi per la conoscenza del quartiere extra urbano dell’antica Halaesa Arconidea.

Un sito sorto in funzione dell’exitus marittimo, e della necropoli settentrionale di Castel di Tusa. Alla campagna di scavo, che si concluderà il 28 settembre, parteciperanno docenti, dottorandi e studenti dell’Università di Palermo.

I lavori saranno coordinati dall’architetto Gianfranco Anastasio, direttore del Museo di Mistretta che gestisce l’area, e dalla dott. Gabriella Tigano, responsabile del Servizio archeologico della Soprintendenza ai Beni culturali di Messina.

Prosegue quindi l’impegno del Polo regionale di Messina per i siti culturali, del Museo delle tradizioni silvo-pastorali di Mistretta, e della Sezione archeologica della Soprintendenza di Messina, per la valorizzazione e la promozione di attività di studio e ricerca del sito di Halaesa Arconidea.

I risultati conseguiti a luglio dalle due missioni archeologiche internazionali sono stati eccezionali. Una grande trincea di scavo lunga 50 metri ha riportato alla luce il banco di roccia modellato della gradinata, diversi conci in pietra, un importantissimo sedile in tufo con il tipico profilo della seduta e dell’appoggio dei piedi, e uno dei muri che delimitavano la cavea. L’area presenta la forma di un grande emiciclo scosceso, di circa 80 metri di diametro con un dislivello di circa 20 metri, delimitato a valle dal muro di cinta della città.

Lì c’era un tempo un teatro quindi, come a Taormina o a Tindari. E Messina è diventata così l’unica provincia siciliana ad avere nel suo territorio tre grandi strutture che in un passato molto remoto hanno ospitato rappresentazioni e giochi.

La funzione e la cronologia di questi edifici sono da definire, come pure l’organizzazione urbana della zona che probabilmente sul lato Ovest presentava una strada. Sono state rinvenute anche delle sepolture di diversa tipologia e datazione e, all’interno del perimetro del saggio più a nord, una interessante cisterna a campana.

Gli scavi condotti nel settore a sud dell’agorà hanno ampliato con l’ausilio di mezzi meccanici i saggi precedentemente realizzati, estendendo le indagini in direzione del decumano VIII e verso Est. Lo scavo che in questo settore già l’anno scorso ha permesso di liberare muri di delimitazione di ambienti pavimentati con lastre di pietra, ha evidenziato nella parte più settentrionale profonde modificazioni, dovute allo spoglio dei resti degli antichi edifici e ai lavori agricoli di epoca moderna.

Secondo Diodoro Siculo che la città fu fondata nel 403 a.C., per volere di Arconide, tiranno di Herbita. Intorno al 269 a.C., nel momento decisivo della guerra tra Gerone II e i Mamertini, Alesa, seguita da Abaceno e Tindari, si consegnò a Gerone II. Pochi anni dopo, mentre infuriava la Prima guerra punica (263 a.C.), prima tra tutte le città della Sicilia, Alesa scelse di sottomettersi ai romani.

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