Per ora nessun ripensamento. Cateno De Luca conferma di voler dimettersi dalla carica di sindaco e fornisce qualche indicazione. Il 30 settembre terrà un comizio a piazza Duomo nel quale farà il punto sui cento giorni di sindacatura e si commiaterà da Messina. Un gesto che avrebbe del clamoroso ma che molti leggono al momento come una provocazione al consiglio comunale per l'atteggiamento assunto nella seduta straordinaria di giovedì sul caso Agenzia del Risanamento. I dubbi dei consiglieri hanno talmente tanto irritato De Luca, che sullo sbaraccamento della città si sta giocando la faccia, da indurlo a sparire per tre giorni dalla circolazione. Dopo un giorno di silenzio quasi totale oggi De Luca è tornato a parlare sulla sua pagina FB con un video in cui attacca nuovamente il consiglio comunale confermando indirettamente di voler lasciare la carica di sindaco. Accusa il consiglio di voler fare politica nel senso peggiore del termine, di ricorrere a vecchi riti che servono solo a tenere intrappolata la città senza mai raggiungere gli obiettivi che al contrario la sua amministrazione si è posta. Quattro minuti in cui De Luca spiega di essere animare dalla voglia di fare però in tempi rapidi senza condizionamenti. O ci si adegua -conclude – o si va ad elezioni perchè la città merita un consiglio comunale che opera nel suo interesse.
Dunque De Luca apre la porta a nuove elezioni, francamente un'esagerazione rispetto a quanto accaduto giovedì sera visto che fino ad oggi il consiglio non ha bocciato nessun provvedimento e la delibera sull'agenzia del risanamento sarà votata solo nella seduta del 4 settembre. Finora dunque tempi rapidissimi rispetto alla media, dunque il solo ostruzionismo di alcuni consiglieri non sembra giustificare un provvedimento così clamoroso, un Catemoto, come lui stesso l'ha definito. Del resto De Luca sapeva già in partenza di non aver neppure un consigliere e di dover conquistarsi ogni singolo voto anche di chi lo vede come il fumo negli occhi. E proprio questa, secondo alcuni osservatori, sarebbe la sua strategia. Far tornare la città alle urne a maggio ma questa volta presentando più liste per conquistare il premio di maggioranza e garantirsi un'ampia rappresentanza in consiglio. Un duplice smacco per la città costretta a fare i conti con un commissario dovendo poi tornare a votare e soprattutto vedere frenar il programma di risanamento al quale tutti, anche i più scettici, stavano iniziando a credere.
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