È il simbolo più unico del territorio, il guardiano dello Stretto, per la sua grandezza, il moderno Cariddi. Il pilone di Torre Faro, con i suoi 233 metri, è il traliccio monumentale più alto al mondo dopo la torre Eiffel. Dismessa la sua funzione di conduttore di energia elettrica nel 1992 è rimasto, appunto, un simbolo, una parte insostituibile di uno degli scenari naturali più belli al mondo. Ma oggi, 26 anni dopo essere stato “spento”, come sta il Pilone?
«Non sta male, ma ha bisogno di un check up- spiega Salvatore Saglimbeni, energy manager del Comune che è proprietario della torre d’acciaio – Una verifica che adesso si fa urgente visto che da qualche anno non viene effettuata una manutenzione ordinaria, la pitturazione, la verifica degli elementi, della corrosione. In quella posizione, sul mare, va controllato con attenzione».
Poco dopo il 92 fu ripitturato e proprio l’ufficio di Saglimbeni si occupò, più recentemente, di dotarlo di illuminazione cangiante multicolor che adesso però non più funzionante perché alcuni proiettori sono ko. Qualche altra lampada più importante si è spenta. Si tratta di alcune delle quaranta di colore rosso, e necessarie per la segnalazione dei sorvoli aerei.
«Abbiamo un problema su due corpi illuminanti, ma non è messa in discussione la sicurezza dei voli – spiega Saglimbeni – altrimenti saremmo intervenuti con urgenza. Ma dobbiamo fare dei lavori e dobbiamo capire come farlo in condizioni di sicurezza».
Per un paio di anni è stato anche possibile effettuare delle “scalate” guidate al pilone di Torre Faro. Ora sarebbe impensabile riuscire a salire tutti e 2.240 gradini. «Mi è stato riferito che le condizioni della scala, specie nell’ultimo tratto – conclude Saglimbeni – non sono di assoluta sicurezza, per questo alla parte sommitale neanche i tecnici è opportuno che vadano».
Nato nel 1956, il pilone, dopo oltre 60 anni, deve trovare la sua nuova identità. Cosi com’è, senza una manutenzione, rischia di passare dall’essere il simbolo dello Stretto a divenire quello del pericolo. L’area alla base è recintata e nessuno si può far male, ma ciò non può evitare che il Comune non se ne prenda cura. Due anni fa ci provò la giunta Accorinti. Un progetto di finanza da 9,8 milioni di euro, di cui però solo 121 mila a carico del pubblico, fu, prima, inserito e poi cassato, dalla lista del Masterplan.
Il fascino di questo gigante sessantenne è ancora forte ed un’attenzione speciale ( un ascensore per godersi il panorama?) la merita anche guardando ad un potenziale d’attrazione turistica incalcolabile se solo venisse cavalcato con un progetto ottimale, anche in termini di sicurezza.