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Ferimento a Giostra, un'indagine serrata

Ferimento a Giostra, un'indagine serrata

L’indagine è tra le più difficili, perché il contesto ambientale è ad alto tasso di paura e di omertà, ma va avanti senza soste e non è detto che non registri presto qualche tassello importante.

I carabinieri del nucleo operativo della compagnia Messina Centro, agli ordini del capitano Paolo De Alescandris, continuano ad ascoltare tutti coloro che potrebbero aver visto o sentito qualcosa di utile agli investigatori. È difficile immaginare che alle 9 del mattino, in quel tratto del viale Giostra così trafficato, due sicari a bordo di un motorino, pur travisati da casco, possano essere passati quasi inosservati, non colpire l’attenzione di nessuno fosse anche per il tipo o il colore di un indumento.

Al centro della ricostruzione restano naturalmente la figura e la storia di Francesco Cuscinà, 63 anni, che si è lasciato alle spalle alcuni precedenti di un certo rilievo. Sia poco dopo il fatto di sangue, quando è stato ricoverato nella Chirurgia del Piemonte, che nella giornata di ieri, gli investigatori dell’Arma hanno sollecitato il 63enne a fornire una ricostruzione più dettagliata dell’agguato con cui due criminali avrebbero potuto ucciderlo, se il colpo al torace lo avesse attinto in pieno, ed anche dei possibili moventi di un’azione così grave ovvero dell’identità dei sicari travisati e degli eventuali committenti. Reazione o vendetta istintiva e feroce spinta in pochi attimi fino al tentato omicidio, o agguato premeditato, studiato con cura e affidato a qualche esecutore? La seconda ipotesi, a livello generale, sembra più probabile.

Cuscinà, di certo, non ha fornito elementi tali da potere focalizzare l’indagine su qualche pista, ha detto di essere stato colto di sorpresa da chi all’improvviso – pare, il passeggero – gli ha esploso contro due proiettili di pistola. Uno, quello che avrebbe potuto ucciderlo, lo ha sfiorato al busto mentre l’altro gli attraversato il braccio destro e non è stato trovato. Ora il sessantatrenne sta meglio e potrebbe lasciare l’ospedale anche prima dei trenta giorni previsti.

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