Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Barrile, chiesta la scarcerazione

Barrile, chiesta la scarcerazione

È durata parecchio ieri mattina l’udienza davanti al Tribunale del riesame per decidere sulla libertà dei due indagati eccellenti dell’inchiesta “Terzo livello” sul “comitato d’affari”, ovvero l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile e l’ing. Francesco Clemente, all’epoca funzionario comunale a Milazzo ed ex consigliere provinciale, il quale secondo l’accusa avrebbe fornito supporto politico e clientelare alla Barrile.

Con tutta probabilità dopo il confronto accusa-difesa il collegio presieduto dal giudice Massimiliano Micali e composto dalle colleghe Giuseppina Scolaro e Claudia Misale, farà conoscere forse già oggi le sue decisioni sulle esigenze cautelari.

Per l’accusa era presente davanti al Riesame il sostituto della Dda Fabrizio Monaco, uno dei magistrati che ha condotto l’inchiesta, mentre gli avvocati Nunzio Rosso e Tommaso Autru Ryolo assistevano Clemente, e l’avvocato Salvatore Silvestro la Barrile.

I legali di Clemente hanno chiesto ieri mattina l’annullamento della misura restrittiva decisa dal gip, gli arresti domiciliari, argomentando tra l’altro sulla insussistenza delle accuse e la marginalità della sua condotta rispetto al quadro generale della vicenda.

Anche l’avvocato Silvestro ha chiesto per l’ex presidente del consiglio comunale la scarcerazione, o un affievolimento della misura restrittiva originaria, con la concessione in alternativa agli arresti in casa dell’obbligo di dimora in città.

Il collegio del Riesame peloritano nei giorni scorsi si era già occupato degli altri indagati dell’inchiesta portata avanti dalla Dia e coordinata dal capo-centro di Catania, Renato Panvino. Aveva confermato le misure cautelari per l’imprenditore Vincenzo Pergolizzi, per suo genero Michele Adige e per i collaboratori Carmela Cordaro e Vincenza Merlino. I giudici avevano invece solo parzialmente accolto le richieste dei legali per le figlie di Pergolizzi, Stefania e Sonia, che avevano registrato la sostituzione degli arresti domiciliari con l’obbligo di firma alla polizia giudiziaria.

Caricamento commenti

Commenta la notizia