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Porto di Tremestieri,
è l’ora di cominciare

Porto di Tremestieri, è l’ora di cominciare

Ecco la cartolina che proietta luce sulla città del futuro, la scommessa più grande per debellare davvero l’emergenza Tir. La costruzione dell’opera pubblica più attesa degli ultimi vent’anni – il porto commerciale da 72 milioni di euro a Tremestieri – è pronta a decollare. Da alcuni giorni, 300 metri a sud degli approdi, è stata posizionata in mare, sui suoi pilastri d’acciaio incardinati nel fondale, la piattaforma Paladino dell’impresa Coedmar di Chioggia, e sulla riva adiacente sono ferme tre grandi gru bianche. Una mastodontica macchina delle lavorazioni è pronta a mettersi in moto lungo circa 800 metri di spiaggia che corrono dagli attuali approdi in direzione di Mili, lì dove la recinzione di cantiere finisce, non lontano dal bar “Il Canneto”. Sarebbe molto meglio – lo ricordiamo a chi, alla Regione, deve rilasciare l’ultimo via libera – che i lavori, finalizzati a potenziare gli approdi d’emergenza e destinati a durare 2 anni, iniziassero in estate, ovvero sia nelle condizioni marine ideali. Più passa il tempo e più si finirà per obbligare l’impresa costruttrice, che ha già mezzi e uomini in cantiere, ad attendere l’autunno per entrare nel vivo delle lavorazioni più delicate.

Cosa manca? Esclusivamente l’’autorizzazione al maxi dragaggio iniziale previsto dal progetto. Dragaggio indispensabile per avviare la costruzione delle infrastrutture, sia a terra sia a mare. Un’autorizzazione la cui prima richiesta fu inoltrata all’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente nel marzo del 2018. Cos’è accaduto? Gli esami della sabbia da rimuovere e ricollocare nel mare vicino erano “scaduti”, sono stati rifatti e reinviati, si resta in attesa di una carta e di un bollo.

Tutti questi sembreranno ormai dettagli, specie se si pensa alla storia di quest’appalto così importante, aggiudicato nel lontano 2010 dall’allora sindaco e commissario Buzzanca. E che, come se quell’aggiudicazione non vi fosse stata, ha dovuto superare negli anni seguenti decine di ostacoli burocratici e finanziari. In questa crociata – va dato atto – l’amministrazione Accorinti, l’Autorità portuale e alcuni parlamentari hanno lavorato bene, insieme, per far sì che il ministro Delrio rimettesse insieme i cocci di finanziamenti che, incredibilmente erano spariti. Si è vinta una battaglia contro il peggiore “sistema Italia” considerato che il porto a sud era stato finanziato dalla Protezione civile nazionale per tutelare la città da quell’emergenza Tir che gli attuali approdi hanno risolto solo parzialmente. Per questo, per tutto questo, i “tempi lunghi” finali della burocrazia non vanno sottovalutati. Sono il fantasma di una lentezza burocratica che spesso in passato ha martoriato Messina. Questi ultimi ritardi sono dovuti a un passaggio di competenze, per la caratterizzazione dei sedimenti sabbiosi, dall’assessorato regionale al Territorio al settore “Acque e rifiuti”, cioé all’assessorato regionale delle Energia.

Ma ora serve che la Regione dia un segnale forte e che faccia uno sforzo, anche straordinario, per il bene di Messina.

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