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Via le baracche, sfida e promessa

Via le baracche, sfida e promessa

Potrebbe diventare la più grande impresa mai realizzata per la città dal dopoguerra ad oggi. L’eliminazione delle baracche e della loro cultura è stato il sogno proibito di intere generazioni di politici locali e nazionali. Adesso ci prova anche Cateno De Luca, a suo modo, ovviamente. Lo sa anche lui che non basta un’ordinanza per far sparire le favelas peloritane, e non basta nemmeno solo l’impegno e la determinazione mostrati in questi primi 40 giorni. Serve un’operazione politico economica e sociale di valore epocale per trasformare l’impegno contenuto nell’atto maturato stanotte un progetto veramente realizzabile. Il suo sogno è quello di abbattere le baracche prima di Natale di dare un alloggio a quei nuclei familiari che oggi e chissà da quando, vivono nel degrado.

Una provocazione, una scommessa azzardata, o il lucido programma di chi ha deciso, a modo suo di cambiare l’inerzia cittadina? Sarà il tempo a dirlo e sicuramente non i pochi mesi che lo stesso De Luca si è dato per arrivare al risultato. Entro il 31 ottobre ha imposto lo sgombero di tutti coloro che abitano negli ambiti di risanamento indicati dalla legge 10 del 90: Annunziata, Giostra-Ritiro-Tremonti, Camaro-Bisconte, Fondo Saccà, Gazzi-Fondo Fucile-Rione Taormina, Santa Lucia-San Filippo e Bordonaro-San Filippo Superiore. Poi prima di san Silvestro ha ordinato la demolizione delle baracche per cancellare definitivamente la vergogna urbanistica e sociale.

Tempi non strettissimi, ancora di più. Forse possono essere indicativi ma, per ora restano il riferimento di un’ordinanza che adesso suona come una promessa da mantenere. Nel piano De Luca c’è che poco meno di 2000 famiglie che oggi vivono nelle casette lascino le fatiscenti abitazioni per andare in affitto nelle case che saranno recuperate sul mercato cittadino privato. Una mole significativa di appartamenti da recuperare anche grazie allo Iacp e con il sostegno immediato dell’Agenzia per il risanamento che però deve ancora nascere. Ogni anno l’affitto costerebbe circa 10 milioni di euro da finanziare con la rimodulazione del pon Metro, con i fondi del Poc e con quei 40 milioni della legge 10 del 90 ancora non spesi, ma che serviranno anche per la fase due, quella della ricostruzione. Infatti le 2000 famiglie, nell’ambizioso progetto di Cateno De Luca, dovrebbero restare in affitto solo fino a quando non saranno realizzati, in un paio di anni, i condomini che li ospiteranno definitivamente. Nasceranno laddove c’erano le baracche e i privati avranno un peso significativo perché il sindaco conta di operare in permuta. Il comune dà il terreno ai privati che costruiscono e rendono una parte degli appartamenti a palazzo Zanca.

Un progetto come detto ambizioso, pieno di insidie ed incognite, soprattutto legate ai tempi di realizzazione di una rivoluzione che cambierebbe il volto della città per sempre.

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