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"Comitato d'affari a Messina", eseguite 13 ordinanze di custodia

Sequestrati beni a un imprenditore

La Dia di Messina ha eseguito diverse ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip nei confronti di politici messinesi, esponenti della criminalità locale, imprenditori e faccendieri. Contestualmente sono in corso sequestri di imprese e beni immobili per un valore di svariati milioni di euro. L'inchiesta, denominata 'Terzo livello' e coordinata dalla Procura di Messina diretta dal procuratore Maurizio De Lucia, ha svelato l'esistenza di un comitato d'affari che per anni ha gestito la cosa pubblica nella città dello Stretto. Tra le persone coinvolte l'ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, l'imprenditore Tony Fiorino, il Dg dell'Atm De Almagro che sarebbe stato favorito dalla Barrile in cambio dell'assunzione nella società di un autista, che non aveva i requisiti per svolgere il lavoro,   l'ex consigliere provinciale Udc Francesco Clemente.  Indagato anche il costruttore Vincenzo Pergolizzi: la Barrile gli avrebbe fatto acquistare, grazie alla complicità del funzionario comunale Francesco Clemente, il terreno comunale dove doveva realizzare una palazzina. Tra gli indagati anche il commercialista Marco Ardizzone e gli imprenditori Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone, titolari di una società di vigilanza che svolgeva l'attività in occasione di eventi allo stadio. In cambio di agevolazioni nelle pratiche amministrative la Barrile avrebbe ottenuto l'assegnazione a una coop che controllava della gestione dei punti di ristoro allo stadio. L'operazione che si incrocia con le indagini "Tekno" e "Matassa" è stata condotta dalla Dia di Messina insieme al centro operativo di Catania e ai centri e sezioni di Reggio Calabria, Palermo, Bari, Roma, Caltanissetta, Catanzaro e Agrigento.  

Secondo gli inquirenti, utilizzando il potere che le derivava dal ruolo, e facendo pressioni su dirigenti e funzionari comunali, l'ex presidente del consiglio comunale di Messina Emilia Barrile agevolava le pratiche degli imprenditori che a lei si rivolgevano: come Fiorino, che sarebbe stato aiutato nel disbrigo delle pratiche amministrative e tutelato da imprese concorrenti. Barrile avrebbe ostacolato l'apertura di un esercizio commerciale nella zona dell'imprenditore amico. "Le indagini - scrive il gip che ha disposto le misure cautelari - rivelano la consuetudine della Barrile allo sfruttamento del potere di influenza che deriva dal ruolo pubblico per esercitare pressioni su dirigenti e funzionari del Comune per garantire il pronto soddisfacimento di interessi privati facenti capo a un ristretto gruppo di imprenditori cittadini a lei collegati da un inquietante logica del do ut des, essenzialmente costituito con prospettiva di ritorno sia elettorale che di assunzioni di parenti vicini presso attività imprenditoriali". Secondo gli investigatori, inoltre, la donna era il vero dominus di due coop, la Peloritana Servizi e la Universo Ambiente, che gestiva attraverso prestanomi. Grazie ad amicizie, come quella con un personaggio già coinvolto in un blitz antimafia con l'accusa di concorso in associazione mafiosa, riusciva a gestire alcuni servizi di ristorazione e di fornitura di steward per il parcheggio all'interno dello stadio cittadino. L'indagine della Dia coinvolge anche funzionari di alcune partecipate del Comune come l'ATM, società che gestisce i trasporti pubblici.

   

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