Per l'Arsenale di Messina si tratta di una grana inattesa ma risolvibile dopo l'inaugrazione nell'ottobre del 2016 del nuovo bacino galleggiante. Un problema da cui, però, l'Arsenale, gestito dall’Agenzia industrie difese, proverà, con le sue argomentazioni, a tirarsi fuori nelle prossime settimane, convinto di far valere le proprie tesi sui rilievi mossi.
I due bacini di carenaggio dell’Arsenale Militare di Messina, quello mobile e quello interno che sorgono nella Zona Falcata, sono stati posti sotto sequestro dalla capitaneria di porto per il superamento delle soglie di inquinamento ambientale. Rilevate anomalie nei campioni d'acqua analizzati, bisognerà, adesso, capire se i valori giudicati non a norma sono attribuibili all'attività dell'Arsenale.
Nonostante questo incidente di percorso, il direttore, il Capitano di Vascello, Antoine Manna ha assicurato che le attività andranno avanti regolarmente, garantendo sia i livelli occupazionali che il rispetto dei tempi per ciò che concerne le commesse. E, a tal proposito, sono state individuate le azioni più efficaci per adeguarsi e rientrare nei parametri imposti dalla normativa. L’Arsenale militare marittimo serve clienti pubblici e mercato privato ma è soprattutto un punto di riferimento per il nostro territorio in termini produttivi e di occupazione. In totale impiega 191 dipendenti con costante possibilità di espansione.
L'impegno nella città dello Stretto dell'Agenzia industrie difesa è testimoniato dagli sforzi economici sostenuti dopo l'affondamento parziale del bacino galleggiante nel 2013. Grazie all’intervento di maestranze interne e dei lavoratori interinali il bacino fu rinnovato e adesso i numeri premiano questa scelta. 33 le imbarcazioni entrate nei due bacini di carenaggio per numerose lavorazioni. Appurato un incremento dei mercantili e delle navi che operano nello Stretto, elemento che ha reso i bacini fondamentali anche per le attività degli armatori locali.