Si torna a sparare a Messina. E sono spari che avrebbero potuto uccidere, quelli avvenuti nella mattinata di ieri. A rimanere gravemente ferito, una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine di Messina: quell’Antonino Dall’Aglio, 57 anni, condannato in via definitiva a 4 anni di reclusione nell’ambito del processo “Peloritana 1”, la maxi-operazione di mafia che agli inizi degli anni Novanta smantellò la rete della criminalità organizzata a Messina, ponendo le basi per due seguiti, Peloritana 2 e Ter.
Dall’Aglio sarà poi coinvolto in un’altra, importante operazione: la “Segugio”, sul market della droga tra Camaro, Villaggio Aldisio, Bordonaro, Mangialupi e Maregrosso, dove veniva smerciata la roba che arrivava da Catania e dalla Calabria.
Dall’Aglio è stato raggiunto da uno dei quattro colpi d’arma da fuoco esplosi ieri mattina, intorno alle 7.30, a San Giovannello. L’uomo stava uscendo di casa, per l’esattezza in contrada Piano Stella. Ad attenderlo c’erano però due persone, che hanno esploso il primo colpo di pistola, una calibro 7.65. Dall’Aglio, a quel punto, ha tentato la fuga, correndo attorno alla palazzina popolare e attraversando un cortile. I due sicari però l’hanno inseguito e hanno sparato altre tre volte. Solo in una di queste occasioni hanno raggiunto l’obiettivo: il proiettile l’ha colpito al gluteo ma perforandolo lo ha raggiunto all’addome. Un colpo che lo ha fatto stramazzare al suolo.
I due potenziali killer, dopo “l’esecuzione”, si sono dati alla fuga. Nel frattempo quanto avvenuto aveva attirato l’attenzione degli abitanti della zona. L’uomo è stato portato in ospedale dai sanitari del 118, mentre sul posto sono intervenute in primo momento le Volanti, quindi la Squadra Mobile della polizia, che conduce le indagini.
Dall’Aglio è giunto al Policlinico in gravi condizioni ed è stato operato d’urgenza. Non è in pericolo di vita, ma i medici si sono riservati la prognosi.
Serrate le indagini della Mobile, anche se ovviamente le bocche sono cucitissime sulle piste che si stanno seguendo. L’episodio assume contorni inquietanti proprio per la caratura della vittima. Antonio Dall’Aglio ha scontato le pene che gli sono state inflitte nei procedimenti che ha subito sia nei primi anni Novanta che agli inizi degli anni duemila e ieri mattina, quando è stato gravemente ferito, aveva appena varcato il portone di casa per recarsi come ogni giorno a lavoro.
Ecco perché, come spesso accade in casi del genere, apparentemente “isolati”, non si può escludere che si tratti di un regolamento di conti personale. Ma è inevitabile guardare al passato della vittima. Già nel 1988 Dall’Aglio era finito in manette, insieme ad altre diciassette persone, in un’operazione che aveva colpito i piccoli e “medi” spacciatori di eroina. Ben altra cosa l’operazione che lo portò in carcere nel ‘93, la Peloritana, una delle più importanti operazioni antimafia della storia della città. Dall’Aglio, infatti, risultò affiliato al clan Galli di Giostra, per poi trasferire i propri interessi nella zona sud. Zona sud dove finirà ancora in manette, e sempre per droga, con l’operazione “Segugio”, nel 2004. E dove tutt’ora risiede.
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