Il Tour de France è ripartito senza Vincenzo Nibali, ma l’argomento del giorno è sempre il pazzesco e terribile incidente che ha costretto al ritiro lo Squalo dello Stretto. Per l’intera giornata di ieri non si sono placate le polemiche sulla mancanza di sicurezza proprio sulla salita icona della Grande Boucle, con i suoi ventuno tornanti e le zone dei tifosi divise per nazionalità. La caduta di Vincenzo è stato soltanto il culmine dopo una serie di “avvertimenti” ai corridori esposti, senza alcuna difesa, all’inciviltà dei tifosi più esaltati.
Sotto accusa Aso, l’organizzatrice del Tour. Certo, non è possibile riuscire a contenere l’incredibile affollamento di appassionati (e scalmanati) che ogni anno si danno appuntamento sull’Alpe d’Huez, ma in tema di sicurezza è stato fatto ben poco per proteggere i corridori: insulti, fumogeni, tentativi di selfie in corsa, spinte hanno fatto da contorno all’ascesa verso il traguardo della tappa regina del Tour e preceduto l’incidente di Nibali, frutto sì di una serie di concause (il restringimento della strada, le transenne, ben due motociclette della Gendarmeria in transito proprio in quel momento e, per ultimo, il laccio della macchina fotografica di uno spettatore come si evince da un video venuto fuori ieri), ma che a un certo punto è anche sembrato l’ineluttabile conseguenza della bolgia dantesca in cui si è svolta la fase finale della tappa.
Ad andarci di mezzo, purtroppo, è stato proprio Vincenzo. Un attimo di inquadratura, prima che la telecamera si spostasse su Froome partito alla rincorsa di Bardet, è stato sufficiente per vedere il rosso e il blu dello Squalo dolorante a terra. Un incidente che ha falsato tappa e Tour, e che ci ha regalato l’ultima emozione dello Squalo, in grado di recuperare, partendo da fermo in salita, quasi del tutto il ritardo dai primi, grazie a una rimonta rabbiosa e basata su un’ottima condizione fisica, fino al traguardo.
Poi, l’ennesima beffa di giornata, con la giuria che ha respinto il ricorso d’urgenza presentato dal Team Bahrain Merida, mirato a neutralizzare il ritardo di 13” di Nibali a causa dell’incidente, giustificando la decisione con la motivazione che si è trattato di un normale episodio di gara…
Una caduta che ha provocato la frattura (per fortuna composta) della decima vertebra, e ha escluso dal Tour uno dei grandi protagonisti, l’unico, assieme a Dumoulin, che poteva frantumare il muro alzato fin qui dal Team Sky, monopolizzatore della classifica generale, con Thomas e Froome ai primi due posti. Un infortunio, tra l’altro, dalle conseguenze ancora tutte da valutare, considerando la zona interessata. Si inizia, prima dei prossimi accertamenti, con un riposo assoluto per 15-20 giorni, durante i quali Vincenzo dovrà indossare un busto protettivo ed evitare movimenti bruschi, anche il guidare l’auto. Poi si dovrà valutare la frattura.
Ma Nibali, che con grande signorilità ha evitato ogni polemica nel dopocorsa, ha anche voluto tranquillizzare i suoi tifosi: «Dispiace lasciare così il Tour. Adesso dovrò osservare questo breve periodo di riposo, ma sarò pronto a rimettermi in bici in tempo per Vuelta e Mondiale».
Programma che lo stesso Slongo, ieri in serata, ha voluto confermare, anche per esorcizzare timori e pessimismo di queste ore. «Resta tutto invariato – ha dichiarato Slongo - il dottore ci ha detto che dopo 15 giorni di riposo Vincenzo potrà tornare in bicicletta. Quindi faremo Vuelta e Mondiali, come era stato prefissato».