Due testimonianze false, un classico tentativo di depistaggio durante un processo-simbolo, quello per l’omicidio del povero Beppe Alfano, il giornalista ammazzato dalla mafia a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio del 1993. Il processo deciso in primo grado davanti al giudice monocratico Scolaro a Messina si può considerare una propaggine giudiziaria del processo di primo grado per la morte del giornalista che si tenne in Corte d’assise nel 1996, e portò poi alla condanna definitiva del boss barcellonese Giuseppe Gullotti a trent’anni di carcere.
A rispondere ieri dell’accusa di falsa testimonianza due testi che vennero sentiti nel corso proprio del processo celebrato nel lontano 1996: Lelio Coppolino e Andrea Barresi, che sono stati assistiti dagli avvocati Tommaso Calderone, Sebastiano Campanella e Pinuccio Calabrò. I familiari di Alfano si sono costituiti parte civile con l’avvocato Fabio Repici. Barresi e Coppolino a suo tempo rinunciarono alla prescrizione e ieri il giudice Scolaro ha inflitto ad entrambi tre anni di reclusione, ritenendoli colpevoli del reato di falsa testimonianza.
Questa inchiesta, condotta dall’allora sostituto della Distrettuale antimafia peloritana Rosa Raffa, nasce da una denuncia presentata dal carpentiere Antonino Merlino, considerato il killer che uccise Alfano, e condannato in via definitiva a 21 anni e sei mesi di reclusione dopo numerosi passaggi in Cassazione e vari pronunciamenti.
Secondo quanto accertò a suo tempo l’allora sostituto della Dda Rosa Raffa, Coppolino depose al processo di primo grado, a Messina, il 10 gennaio del ’96: in sede di indagini preliminari aveva dichiarato di essere passato con la propria auto in via Marconi tra le 22 e le 22,15 la sera dell’omicidio, notando l’auto di Alfano, e di aver parlato di questa circostanza con Maurizio Bonaceto, il collaboratore che con le sue dichiarazioni contraddittorie fu uno dei testi principali in primo grado; durante il processo Coppolino negò invece di aver reso queste dichiarazioni.
La vicenda che riguarda Barresi accadde invece il 13 marzo del ’96: affermò falsamente di essersi incontrato quella sera con Merlino in piazza S. Sebastiano alle 21,15 per rimanere con lui fino alla mezzanotte, ed ancora di essere andato a giocare nella sala bowling.