È il giorno del lutto. Il dolore di una famiglia diventa quello di un’intera città. Alle 10, nella chiesa dell’Ignatianum, saranno celebrate le esequie di Francesco Filippo e Raniero, i due ragazzi morti nel rogo della propria abitazione, in via dei Mille. Da quell’alba tragica, a Messina non si è parlato d’altro, non si è pregato che per Fifì e Nanna, per gli altri due fratellini scampati all’incendio, per la mamma e il papà, per le famiglie Messina e Battaglia. Il silenzio irreale del pellegrinaggio di migliaia di persone davanti al numero civico del palazzo teatro della tragedia di venerdì scorso è l’immagine che sintetizza lo stato d’animo collettivo di questi ultimi giorni in riva allo Stretto. Come se tutto il resto, la vita normale di una città, fosse stato per il momento accantonato, sospeso, rinviato a dopo. Anche il tema più divisivo di queste settimane, la campagna elettorale per il ballottaggio a sindaco, ha quasi perso d’interesse, almeno fino a oggi, fino all’ultimo saluto a Fifì e Nanna.
La cappella del Collegio Sant’Ignazio è troppo piccola per contenere la folla che parteciperà alla cerimonia funebre. Per questo, il sindaco Renato Accorinti, «rispettando la volontà della famiglia Messina, in virtù della capienza ridotta della chiesa e della necessità di garantire condizioni di assoluta sicurezza nell’area del Collegio» ha acconsentito alla sistemazione di un maxischermo a piazza Duomo. «Siamo vicini alla famiglia come lo è tutta la città in questo momento di grande dolore – spiega il sindaco uscente – abbiamo proclamato il lutto cittadino e le bandiere di Palazzo Zanca sono a mezz’asta sin dallo scorso venerdì». Il Comune e la famiglia Messina hanno rivolto un ringraziamento a chi, con il suo “service”, ha messo a disposizione gratuitamente il maxischermo.
Ma quello odierno non è uno spettacolo. È un rito di condivisione, è un grande abbraccio collettivo, è la voglia di far sentire la vicinanza perché non c’è altro modo per testimoniare quanto quell’incubo abbia coinvolto tutti, in quell’oscurità illuminata soltanto dai bagliori delle fiamme. Nessuno, dei tanti messinesi – davvero migliaia e migliaia – che hanno sinceramente manifestato il proprio coinvolgimento emotivo in questa vicenda, è in grado di dare e darsi risposte. L’arma della fede, per chi ce l’ha, è preziosa. Ma anche in quel caso, è come se risuonasse l’urlo evangelico di Gesù al Padre, “Signore, Signore, perché mi hai abbandonato?”. Non c’è una ragione in quello che è accaduto. È un calice troppo, troppo amaro.
Ma il sorriso di Fifì e Nanna è più forte di ogni altra elucubrazione. E oggi, nel giorno in cui la città li piange, è anche giusto capire quale sia la forma e il modo giusti per far sì che non sia mai più dimenticato il gesto, semplice ed eroico, del ragazzo di 13 anni che fugge dalle fiamme e poi ritorna subito indietro per svegliare il fratellino, perché non può lasciarlo lì, a morire da solo. Qualcuno propone l’intitolazione di una scuola, qualcun altro (è stata già avviata una petizione) chiede che a Francesco Filippo venga data la Medaglia d’oro al Valor civile, come si usa fare per gli adulti che compiono atti di eroismo. La memoria di quel gesto andrà sempre ravvivata, perché ha un significato profondo, perché scuote dal torpore, perché ci spiazza, ci interroga e anche ci conforta. Sì, è un gesto che ci dimostra come la vita alla fine sia sempre più forte della morte.
Ci sono state in questi giorni polemiche anche sulle operazioni di soccorso, sulle presunte difficoltà incontrate dalle squadre dei vigili del fuoco, sul coordinamento degli interventi, sulla confusione negli orari delle chiamate ai pompieri e alle forze dell’ordine. Ma, a parte il fatto che c’è in corso un’inchiesta giudiziaria, oggi non c’è altro da fare che stringersi attorno ai genitori e ai fratellini di Fifì e Nanna. Solo questo può fare una città che porta lo stesso nome di quella famiglia così colpita da un inumano dolore.