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Francesco Filippo e Raniero uccisi dai fumi tossici dell’incendio

Francesco Filippo e Raniero uccisi dai fumi tossici dell’incendio

Il giorno dopo la tragedia la città è ancora sotto shock. Invia dei Mille e nelle zone limitrofe, il silenzio regna incontrastato. Ovunque si parla soltanto del dramma della famiglia Messina e della scomparsa di Francesco Filippo e Raniero, di appena 13 e 10 anni. I cui corpicini sono stati restituiti ai propri cari, in attesa dell’ultimo commosso saluto di martedì mattina.

Dolore e incredulità si mescolano ancora. La comunità cittadina si interroga su come sia potuto accadere tutto ciò. E perché? Domande alle quali dovranno dare risposte gli investigatori, coordinati dalla magistratura, nell’ambito del fascicolo gestito dal sostituto procuratore Annalisa Arena. Un importante passaggio si è consumato ieri, all’obitorio del Policlinico universitario “Gaetano Martino”, alla presenza, tra gli altri, dei difensori dei Messina, gli avvocati Nunzio Rosso e Antonio Roberti. Il medico legale Elvira Ventura Spagnolo ha eseguito l’esame esterno dei cadaveri dei due ragazzini. Hanno esalato l’ultimo respiro nell’appartamento per asfissia. Fatali i fumi tossici sprigionatisi nel devastante incendio divampato intorno alle 4. In ogni caso, la famiglia Messina ha nominato un consulente di parte, individuato nel medico legale Fabrizio Perri. Quello a cui si è rivolto la Procura depositerà i risultati completi tra alcune settimane.

È stato un rogo tremendo, quindi, quello che non ha lasciato scampo ai fratellini, mentre gli altri due, Tancredi e Federico, sono riusciti a salvarsi grazie a papà Gianmaria, a mamma Chiara e al vicino di casa-parente Fernando Rizzo. Stava per guadagnarsi la fuga da quell’inferno anche Francesco Filippo, ma il profondo legame verso il piccolo Raniero lo ha spinto a tornare indietro. Voleva recuperare il fratellino. Tenerlo per mano e condurlo in un luogo sicuro. Impossibile. Così come l’estremo tentativo del padre di rientrare in casa. Un dramma immane. E maledetto. In cui vari elementi si sono combinati in maniera tale da determinare l’irreparabile. Il cortocircuito, la “scintilla” della sciagura, si è materializzato di notte, cogliendo nel sonno la famiglia Messina. Sì, proprio nel cuore della notte, quando forse Francesco Filippo pensava alla prova dell’esame di terza media che avrebbe svolto dopo poche ore, mentre, chissà, Raniero, Tancredi e Federico sognavano un’altra giornata di abbracci, di coccole e di giochi con gli amichetti. Dormivano pure Gianmaria e Chiara. Molto probabilmente, la loro mente era rivolta alla bellissima famiglia che avevano costruito o agli impegni quotidiani. Invece, un rogo funesto ha seminato morte e distruzione. È partito dalla cucina e alle velocità della luce si è propagato in direzione delle altre stanze e verso l’esterno. L’ipotesi privilegiata è appunto quella del malfunzionamento di una presa, di una ciabatta elettrica, di un elettrodomestico oppure l’eccessivo surriscaldamento di un caricabatterie di un telefono cellulare rimasto attaccato alla corrente. La certezza si avrà solo quando i vigili del fuoco del Comando provinciale, coadiuvati dal Nucleo investigativo antincendio di Roma, dalla Squadra mobile e dalla polizia scientifica, ultimeranno gli accertamenti sui campioni prelevati nell’appartamento all’incrocio tra le vie dei Mille ed Ettore Lombardo Pellegrino.

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