Doveva “saltare” in autostrada, come 26 anni fa Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti di scorta. Un’altra Capaci. Ma nel tratto di A20 compreso tra Milazzo e Barcellona.
L’attentato alla vita della giovane magistrata torinese, in servizio alla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, Federica Paiola, progettato nel carcere di Messina: indagine chiusa dopo due anni dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria. E sei richieste di rinvio a giudizio, firmate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dalla sostituta Sara Amerio. A tenere l’udienza preliminare sarà il prossimo 11 giugno il gip Valentina Fabiani.
Eccoli i sei che «volevano uccidere il magistrato in autostrada, in maniera spettacolare ed evocativa, con la finalità di agevolare le associazioni mafiose (compiere l’omicidio per un miglioramento all’interno della criminalità organizzata)», scrivono i magistrati reggini nell’atto di chiusura delle complesse indagini, nate da un’intercettazione ambientale all’interno del carcere di Messina.
Si tratta di Antonino Corsaro, reggino di 49 anni, residente a Santo Stefano d’Aspromonte, attualmente ai domiciliari; Salvatore Veneziano, milazzese ventiquattrenne, detenuto a Caltagirone; Gaetano Scicchigno, palermitano di 62 anni, detenuto a Messina; Carmine Cristini, nato a Cosenza 35 anni fa e attualmente detenuto a Padova; Giovanni Fiore, milazzese di 29 anni, ristretto nel carcere di Messina; e Marco Milone, 39enne di Barcellona, detenuto nella casa circondariale della città del Longano.
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