Capo d’Orlando
Sette stagioni, 229 partite, due volte ai playoff e alle Final Eight di Coppa Italia, sei salvezze, una retrocessione: questa l’Orlandina in A e tra i grandi protagonisti c’è stato anche Gianluca Basile, che dopo il ritiro ha continuato a vivere nella cittadina dove ha concluso la gloriosa carriera.
«Partiamo dal presupposto – analizza il “Baso” - che non sappiamo il reale valore del budget a disposizione, i giocatori disponibili e il loro costo. Ma dall’esterno, sicuramente io avrei fatto delle scelte diverse. Per me avendo una squadra di giovani, andavano allenati anche in ottica del doppio impegno. I giovani hanno più energia ma con questa soltanto le partite non si vincono. Sono state fatte delle scommesse a cui Capo d’Orlando ha abituato. L’anno scorso si erano ripresi Archie e Diener, c’è stato il colpo Fitipaldo e le cose sono andate bene. Dopo Fitipaldo è arrivato Ivanovic, si è fatto male Berzins ed è stato ingaggiato Tepic, uno che ha vinto l’Eurolega ed è stato allenato da Obradovic. Si era incastrato un meccanismo perfetto, mentre quest’anno è stato il contrario».
Basile parte dal girone di andata. «Mi hanno sorpreso le 5 vittorie, arrivate da una Orlandina giovane ed inesperta. Fino alla partita con Brescia, quando è andato via Edwards, sono state fatte delle scelte che io ho condiviso. Mi è stato chiesto un parere e io ho approvato. Vedevo in Maynor, per quello che avevo seguito a Varese, un giocatore che ci poteva dare un’altra dimensione creando dal pick and roll e mettendo in ritmo i tiratori: contro Trento si erano viste queste combinazioni. La palla girava, Maynor ci aveva fatto ben sperare. Poi è iniziata l’agonia, non mi aspettavo l’atteggiamento che Maynor ha mostrato, non pensavo che si potesse arrivare a questo, sempre valutando da fuori. Non capisco come un professionista possa comportarsi in quel modo, uno che è stato anche nella Nba: inaccettabile. Una scommessa persa? Certamente Kulboka, che mi ha molto deluso».
Poi le 14 sconfitte in fila. «Se una squadra giovane che fa la Coppa con i viaggi lunghi inizia a perdere, allora rischia. Viaggi e non ti alleni, perdi fiducia. Non sono più riusciti a venirne fuori. Da qui i malumori, nessuno contento, l’allenatore nervoso, i dirigenti anche, un clima di tensione». Basile salva la parte finale della stagione, anche se non è bastata. «Forse si poteva cambiare prima l’allenatore ma la società si è ben comportata, considerato che credeva in Di Carlo. Hanno voluto cambiare qualche giocatore scontento, ma anche dopo la squadra non rispondeva e allora l’ultima spiaggia è stato l’esonero. L’Orlandina ha lottato con tutte le sue forze per restare in A, ma purtroppo si sono verificate delle situazioni che non si possono controllare. Complimenti a Pesaro che va a vincere a Milano, ma per quello che si era visto in stagione credo che gli avversari abbiano sottovalutato la partita. E quando ti trovi punto a punto tutto può succedere. Sono molto dispiaciuto – conclude Basile – sono venuto a Capo d’Orlando perché credevo nella Serie A e l’abbiamo ottenuta. Ora è come se mi avessero tolto una creatura».
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