L’estate è già qui, bastava vedere le spiagge affollate di ieri: bagni e tintarella come a luglio. E immancabilmente i problemi irrisolti del più grande bene di Messina, la costa, come le prospettive più incoraggianti, ci stanno già davanti. L’osservazione degli aspetti belli e brutti, come sempre, è condizionata dal fronte a mare più vicino ai nostri occhi. Rinviamo al capitoletto finale la vergogna infinita di Maregrosso, e tuffiamoci subito nel mondo vivace dei lidi vecchi e nuovi, in un’incredibile questione “sismica” in atto congelata davanti al Tar per chi vuole tenere aperto il lido tutto l’anno, e infine nell’emergenza-erosione dell’ex Trocadero. Ne parliamo con il neo dirigente dell’ufficio territorio e ambiente di Messina, l’ing. Gianpaolo Nicocia, che è anche vice presidente vicario del suo ordine d’appartenenza, con il comandante della Guardia costiera Nazzareno Laganà, e con il presidente della Fiba, il sindacato più rappresentativo degli imprenditori balneari, Santino Morabito.
Nuove concessioni – Ce ne saranno due, nuovi lidi, a conferma della incessante crescita di un fenomeno d’impresa che ha una ragion d’essere enorme quanto la bellezza dello Stretto la cui visuale continua a fare da propellente straordinario ai servizi alla balneazione. Il primo dei due è in corso d’allestimento a Pace, subito dopo la coppia Sottovento e Irrera a mare. Si chiamerà Octopus. «Ma occorre tenere presente – ricorda l’ing. Nicocia – che si tratta sì di concessioni nuove, che però fanno riferimento a istanze presentate prima del 18 marzo 2016, visto che ai sensi della Legge regionale 3, dopo quella data non era più possibile attivare la richiesta per nuovi stabilimenti». Un quadro bloccato fino allo spartiacque del 31 dicembre 2020, quando dovrebbe iniziare l’epoca delle gare. Col nuovo lido, gli stabilimenti in città diventano 27, e non v’è dubbio che il fenomeno sia tanto positivo quanto gradito alla grande maggioranza dei messinesi. Anche se qualche doccia pubblica sulle poche spiagge libere rimaste certo non guasterebbe.
La questione “sismica” – Un autentico caso è sorto dal gennaio scorso sul demanio messinese, ovvero il mancato via libera al rilascio delle concessioni “per tutto l’anno” ai titolari dei lidi per carenza dei requisiti sismici. Vi è da premettere che, comunque la si pensi, sarebbe ingiusto fare il gioco delle colpe in riva allo Stretto. La vicenda, che è stata sollevata dall’Uta e dal Genio civile di Messina, ha infatti una sua evidente concretezza di cui il neo assessore regionale Cordaro ha dovuto tener conto, e che sta tutta nell’articolo 3 della Legge nazionale 64 del 1974 che prescrive il deposito dei calcoli ai fini sismici per qualunque fabbricato non provvisorio. E non è più tale, anche se fatto di pali di legno, lo stabilimento che ospita persone tutto l’anno. Al contempo, però, la Legge regionale 3, all’articolo 42, sia pure con i più nobili intenti di sburocratizzazione, ha ignorato la norma statale e previsto che per mantenere dall’1 gennaio al 31 dicembre i fabbricati dei lidi, è sufficiente la semplice “comunicazione” e che le relative autorizzazioni s’estendono sino alla fine del 2020. A Messina il contrasto tra norme è stato avvertito, l’Uta ha richiesto i pareri agli enti preposti e il Genio civile, legge alla mano, ha chiesto i calcoli a tre lidi. Al punto che per il primo dei tre lidi il Comune ha dovuto emettere la diffida a demolire entro 10 giorni. «Ma siamo intervenuti noi, in rappresentanza dei nostri assistiti – rivendica Morabito – ponendo la questione all’assessore Cordaro che ha subito attivato un tavolo, visto che nelle altre province si rilasciavano senza problemi le concessioni per tutto l’anno con semplice comunicazione. E quel primo lido ha ottenuto dal Tar la sospensiva con rinvio all’udienza di merito che si terrà nel maggio 2019». Insomma questione congelata, ma è evidente che Messina e la Sicilia, in un senso o nell’altro, vanno uniformate.
Emergenza a Pace – Si può continuare ad ignorarla, come fosse una delle tante erosioni di poco conto. Certo è che le mareggiate che stanno divorando l’arenile di Pace e tanto prezioso arredo urbano, a pochi metri dalle giostre e dai campi ex Trocadero, non è più solo la distruzione di un lungo tratto della pista ciclabile e del lungomare connesso. La devastazione è ormai così martellante da risultare sia un pericolo per la pubblica incolumità che uno sfregio al paesaggio dello Stretto. Il dirigente della Protezione civile comunale, l’ing. Cardia, ha scritto più volte invano a Palermo. Ma in gioco c’è solo la possibile rifioritura di vecchi massi in mare, manca un progetto di duratura protezione. Il comandante della Guardia costiera, Nazzareno Laganà parla chiaro: «Il mare lì si porterà via tutto».
Maregrosso – Poche parole: quelle poltroncine rosse scaraventate un anno fa vicino ai cumuli di macerie delle demolizioni interrotte, sul litorale del centro cittadino, sono sempre lì. Il Comune è omissivo, eppure la rimozione dei sedili non era certo un problema. Sull’intero scempio di Maregrosso indaga la sezione Ambiente della Guardia costiera ma al di là della ricerca delle responsabilità (che sembrano anche abbastanza chiare, è possibile che in tanti mesi non si sia individuato il titolare del cinema che ha scaraventato quelle poltroncine sulla spiaggia?), il punto chiave è uno: quando finirà tutto questo?