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Centinaia di truffe all’Asp in due anni, condannata dentista di Spadafora

Centinaia di truffe all’Asp in due anni, condannata dentista di Spadafora

Il suo arresto, nel febbraio del 2011, aveva attirato l’attenzione anche dei tg nazionali. Un caso più unico che raro: 178 capi d’imputazione, 196 mila euro incassati illegittimamente, centinaia di pazienti finiti nel mezzo di una vicenda da film. È la vicenda di Maristella Zagami, 55 anni, dentista di Spadafora. Che è riuscita a truffare l’Asp, con cui era convenzionata, per centinaia di volte in due anni, con interventi mai eseguiti o pesantemente “gonfiati”. Per 48 di quei 178 capi d’imputazione la Zagami, due giorni fa, è stata condannata dal giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Messina, Rosa Calabrò, a sei anni di reclusione e 3000 euro di multa, oltre ad essere interdetta in perpetuo dai pubblici uffici. E poi ben 200 sanzioni amministrative da 300 euro l’una, per un totale di 60 mila euro, nei confronti dello studio dentistico della stessa Zagami, confiscato «per un valore corrispondente al profitto afferente a ciascuno dei delitti». Nel caso degli altri capi, corrispondenti ad altrettanti casi di truffa aggravata, la dentista, difesa al processo dall’avv. Salvatore Stroscio, è intervenuta la prescrizione. Ma in ogni caso dovrà risarcire l’Asp i danni “non patrimoniali” e pagare le spese legali.

Tra i tanti casi della maxi-truffa scoperta, a suo tempo, dagli uomini della Guardia di Finanza di Milazzo, alcuni sono emblematici. Ad esempio, i 45 interventi dichiarati in un solo giorno su un solo paziente, episodio che ha finito per dare la svolta decisiva alle indagini delle Fiamme gialle. Oppure le cure prestate ad un paziente sul dente che però gli era già stato estratto in precedenza. O ancora, i trenta interventi in appena due settimane (una media di due al giorno, sostanzialmente) eseguiti su una malata terminale.

In ogni circostanza la Zagami trasmetteva all’Asp le prescrizioni mediche che attestavano falsamente l’avvenuta esecuzione delle prestazioni specialistiche, ottenendo il pagamento delle stesse in regime di convenzione. Anche alcuni dei pazienti sono finiti nell’inchiesta, ma sono stati tutti assolti.

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