Favoreggiamento personale e falsa testimonianza. Il corollario giudiziario di una storia d’amore controversa finita tra le fiamme tormentate d’uno sfiorato femminicidio.
Ylenia Bonavera, la ragazza 23enne che il fidanzato Alessio Mantineo cercò d’uccidere alle cinque del mattino dell’8 gennaio 2017, nell’appartamento di lei, al complesso delle Case gialle di Bordonaro, perché non riusciva ad accettare che lei lo avesse lasciato per l’ennesima volta e si rifiutava di riallacciare la loro relazione, dovrà adesso difendersi da queste due accuse.
È il magistrato Antonella Fradà che le ha inviato l’atto di conclusione delle indagini preliminari, per quello che raccontò subito dopo l’aggressione alla polizia - ovvero che non conosceva l’aggressore -, e quello che poi ha ripetuto durante il processo al suo ex fidanzato, cercando di difenderlo e scagionarlo fino in fondo.
Adesso sarà lei, tra quel mese, a dover comparire davanti a un giudice per rispondere di questi due reati, assistita dal suo avvocato, Rosaria Chillé.
Il 10 gennaio scorso il gup Salvatore Mastroeni ha condannato in abbreviato Mantineo a dodici anni di carcere, ritenendolo pienamente colpevole di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Gli ha inflitto addirittura due in più rispetto alla pena richiesta dal pm Antonio Carchietti.
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