Roba mai vista. Da raccontare ai nipotini con gli occhi umidi e la voce tremante. Sì, perché una leggenda come Vincenzo Nibali, dalle nostre parti forse si vedrà tra un secolo. O forse mai più.
Dopo aver riscritto la storia del ciclismo con la Tripla Corona (almeno un successo nei tre Grandi Giri), il 33enne fuoriclasse messinese ha dominato con un finale memorabile la Milano-Sanremo, il Monumento più prestigioso, la corsa della vita che come la Parigi-Roubaix segna una carriera. Un capolavoro. Il sogno realizzato dopo averlo a lungo accarezzato e sfiorato. Da outsider di lusso, il capitano della Bahrain-Merida si è presentato all'edizione n.109 “nascosto” dietro la siepe. Quasi un test sulla strada della migliore condizione. I favoriti erano altri, a cominciare dalla super coppia Sagan-Kwiatkowski. E invece sull'amato Poggio, l'attacco perfetto, anticipando i velocisti, che ha stravolto i pronostici. Una rasoiata alla quale anche l'amico iridato slovacco, imbattibile nel finale, non ha saputo rispondere.
Sette chilometri vissuti d’un fiato, con la discesa che ha consolidato il vantaggio di una decina di secondi e gli ultimi duemila metri percorsi “a tutta” in pianura che hanno celebrato l'impresa. Nibali ha resistito prima alla reazione di Trentin e poi al disperato ritorno del gruppo: solo pochissimi metri, quanto bastava per arrivare sul traguardo a braccia alzate, festeggiando l'ennesimo trionfo di una carriera unica, inimitabile.
Nella stagione dedicata al Tour de France, ma soprattutto alle classiche – non solo la Sanremo ma anche la Liegi e il Mondiale – lo “Squalo dello Stretto” si è confermato il corridore più forte e completo dei nostri tempi. Altro che il discusso Froome! Dopo i due Giri di Lombardia conquistati in autunno – che hanno spezzato il digiuno nel ristretto cerchio delle più importanti corse di un giorno – nella città dei fiori e della musica, il luminoso figlio di Messina è sbocciato in primavera, cantandole a tutti con un assolo indimenticabile che riscrive nuovamente la sua storia.
Ha vinto – ed è il suo marchio di fabbrica – non solo con le gambe e il coraggio, ma soprattutto con la testa, approfittando dell’incertezza al potere che si è creata quando la corsa si doveva decidere. Ha studiato gli avversari e con la solita, impeccabile tattica è riuscito a batterli grazie alla classe e all’innato timing del campione.
Non finiremo mai di abituarci alle “Nibalate”, attimi emozionanti che lo hanno consacrato nella galleria dei più grandi sportivi italiani all time. Grazie, Enzo, perché i tuoi numeri fanno vibrare sempre il cuore.
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