La condotta scellerata di cui Dzemaili si è reso responsabile costituisce espressione di un'indole delinquenziale allarmante. E' questo uno dei passaggi chiave del provvedimento con cui il gip Tiziana leanza ha convalidato l'arresto del 48enne montenegrino che domenica ha falciato due persone, un notaio 41enne e la compagna 37enne che stavano attraversando sulle strisce nel corso Cavour. Un'indole delinquenziale. scrive il giudice, considerando che l'uomo guidava ubriaco, drogato e senza patente che gli era stata ritirata sei mesi fa dai Carabinieri del Nucleo radiomobile. I Militari, lo avevano fermato ad un posto di blocco alla guida dell'auto completamente ubriaco. Ma la mancanza della patente non ha certo scoraggiato Redzip Dzemaili che domenica ha preso la Peugeot 206 della figlia e alle 11,30 si è lanciato ad alta velocità sulla corsia preferenziale del corso Cavour, travolgendo due pedoni, fuggendo senza prestare soccorso ed aggredendo il poliziotto libero dal servizio che lo aveva inseguito ed arrestato. Una follia che ora Dzemaili pagherà caro visto che la Procura gli contesta una sfilza di reati che vanno dalle lesioni gravissime, all'omissione di soccorso fino alla resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Il montenegrino resta in carcere anche perchè secondo il gip sussiste un concreto e grave pericolo di reiterazione dell'attività criminosa. Cioè Dzemaili potrebbe commettere ancora lo stesso tipo di reato. L'uomo ha comunque una sfilza di precedenti lunghissima. Arrivato a Messina molti anni fa dal Montenegro, ha ottenuto lo status di rifugiato politico. Ha vissuto in una baracca al campo nomadi di San Ranieri finchè non è stato smantellato. Dopo essersi trasferito per un periodo a Giostra da qualche anno vive a Bisconte. Ma è stato arrestato più volte per spaccio di droga, l'ultima volta nell'operazione Profumo d'oriente, ma anche per furti e rapine. Nel casellario delle forze dell'ordine risulta avere 25 identità poiché ogni volta che è stato fermato ha fornito generalità diverse. Al suo legale l'avvocato Domenico Andrè ha detto di essere pentito per quanto accaduto domenica e di voler chiedere perdono alla famiglia del notaio che sta lottando fra la vita e la morte nel reparto di Terapia Intensiva del Policlinico. Una richiesta del tutto prematura che comunque stride fortemente con il gesto criminale compiuto deliberatamente soltanto tre giorni fa.