In un’area posta sotto sequestro giudiziario non dovrebbe essere vietato l’accesso? E quell’area, sequestrata a causa dello scempio ambientale perpetrato ai suoi danni, non dovrebbe essere immediatamente bonificata, risanata o, quanto meno, messa in sicurezza?
La risposta alle due domande, visto che siamo a Messina e, in particolare, a Maregrosso, è no. Qui vigono altre regole rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa. Lo dimostrano le immagini scattate nella mattinata di ieri da un cittadino amareggiato, indignato, arrabbiato, che si è rivolto alla nostra redazione.
Dei nastri colorati posti a delimitazione delle aree sequestrate dalla Guardia costiera il 20 novembre 2017, non c’è più traccia. Tutto è come prima. Peggio di prima. È stata scaricata una gran quantità di altro materiale, tra rifiuti, inerti, pneumatici in disuso e le tremende lastre d’eternit “portatrici sane” di inquinamento da amianto.
La Capitaneria di porto aveva agito – sono trascorsi già quasi tre mesi da quell’operazione – in base a due precisi articoli del Codice di procedura penale: il 354 e il 321.
Caricamento commenti
Commenta la notizia