Follie della burocrazia. La Regione siciliana chiede al Comune di presentare istanza per la concessione demaniale delle aree sulle quali deve essere realizzata la nuova via Don Blasco. Palazzo Zanca si sarebbe dimenticato di questo adempimento considerato essenziale prima di poter dare seguito all’appalto già espletato e, dunque, di inaugurare il cantiere. È l’ennesimo intoppo – dopo il lungo elenco di prescrizioni imposte dall’ingegnere capo del Genio civile nella nota con la quale ha “bocciato” il progetto esecutivo – posto sul percorso di un’opera che attende di vedere la luce da trent’anni.
Dove sta la follia? Sta nel fatto che la Regione siciliana è il soggetto che ha finanziato l’appalto, assieme all’Autorità portuale, e che ne ha seguito le procedure nel corso degli anni. Perchè tutte queste inadempienze o mancanze non sono state “corrette” in tempo? Perché si è dovuti arrivare all’appalto e all’imminente apertura del cantiere? Tutto questo non rischia di favorire la richiesta di penali da parte dell’impresa che si è aggiudicata l’opera e che giustamente non vede l’ora di poter avviare i lavori? Tutto questo non minaccia di bloccare, chissà per quanto tempo ancora, un’opera considerata da tutti come un tassello importante nella riorganizzazione viaria della città?
Opera importante, sì, ma pur sempre una strada che in gran parte si snoda lungo un tracciato già esistente. La via Don Blasco è lì da decenni, il progetto ne prevede la ristrutturazione e il collegamento diretto, da un lato con il molo Norimberga, dall’altro con Gazzi e la tangenziale. Non stiamo parlando del Ponte o di una Manatthan da costruire in riva allo Stretto, eppure sembra che quest’opera, che questo progetto, siano diventati una tela di Penelope, che si fa di giorno e si disfa di notte, o una fatica di Sisifo, sempre immane, identica a se stessa, assolutamente inutile.
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