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Messinambiente, rinvio ma resta il nodo lavoratori

Stipendi in ritardo, si rischia l'emergenza rifiuti

MessinAmbiente rinviata, MessinaServizi si prepara alla chiamata. Il Tribunale fallimentare ha accolto la richiesta di differimento presentata dalla partecipata di via Dogali, spostando al 26 marzo la data dell’assemblea dei creditori che dovranno decidere se accettare la proposta di concordato in continuità che eviterebbe il fallimento, con strascichi vari, dell’azienda.

Si tratta del secondo rinvio concesso (sempre per riscrivere il piano alla luce delle novità sopraggiunte) dopo quello del 12 gennaio, quando tutto, sempre su richiesta dell’avvocato Marcello Parrinello, fu posticipato a ieri. Nel frattempo però è arrivato, sempre dal Tribunale, il sospirato nulla osta all’usufrutto del ramo d’azienda di MessinAmbiente nei confronti di MessinaServizi. Un passaggio nodale per il salvataggio del sistema pubblico dell’igiene ambientale e dei livelli occupazionali.

Ma questo passaggio di consegne, in realtà, quando avverrà? «Il rinvio della discussione sul concordato, non deve far slittare l’avvio concreto di Msbc, anzi si acceleri per partire il primo marzo». È l’amministratore unico della newco Beniamino Ginatempo a parlare. Lui morde il freno per poter iniziare a lavorare sul serio. «Il nuovo direttore generale arriverà solo quando avremo a disposizione tutti i mezzi e le autorizzazioni – spiega –, in pratica quando sarà avvenuto lo switch off fra le due società. Peraltro il Tar ha respinto il ricorso presentato contro la seconda manifestazione d’interessi per la ricerca del nuovo Dg e quindi la nomina di Aldo Iacomelli adesso è blindata».

E da qui al primo marzo, cosa dovrà succedere? Lunedì prossimo la prima riunione operativa per stilare il cronoprogramma per i successivi venti giorni, ammesso che bastino. L’assemblea dei soci di MessinaServizi deve autorizzare l’usufrutto, il notaio deve siglarlo e la proprietà di decine e decine di mezzi di MessinAmbiente devono essere trasferiti alla newco. Ma la vera incognita resta il passaggio dei lavoratori. «Per salvare una società, non se ne può zavorrare una nuova», dice laconico Ginatempo. Il riferimento è, per esempio, alla richiesta di monetizzazione delle ferie (1,5 milioni circa) dei 100 che non hanno firmato la conciliazione. La responsabilità solidale che diviene dall’usufrutto, potrebbe trasferire a Msbc il debito. «Sarebbe opportuno un accordo fra tutti i sindacati perché questo sia evitato – aggiunge Ginatempo –, non credo che nessuno voglia far partire indebitata una società chiamata a dare il senso della discontinuità con il passato». Eccola la vera sfida, un accordo fra chi finora ha scelto vie diverse, opposte per difendere i lavoratori.

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