Il “caso Siracusa” non era affatto concluso. Anzi. Uno tsunami giudiziario questa mattina ha travolto nuovamente la città siciliana dopo l’inchiesta congiunta di due procure, Messina e Roma, seguita in prima persona dai procuratori Maurizio De Lucia e Giuseppe Pignatone, e una lunga indagine della Guardia di Finanza.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dai militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Roma e Messina, con la collaborazione di quelli di Palermo.
Sono finiti in carcere i componenti di un vero e proprio “comitato d’affari” di cui facevano parte, secondo l’accusa, il magistrato napoletano Giancarlo Longo, in servizio a Siracusa, l’avvocato aretuseo Piero Amara e il suo socio di studio, l’avvocato Giuseppe Calafiore. Tutti è tre sono stati arrestati questa mattina.
Sarebbero i vertici principali di un’associazione a delinquere che per anni ha condizionato una parte della Procura di Siracusa per ottenere favori di vario genere per i clienti di Amara. Favori regolarmente “retribuiti”, come attesterebbero una lunga serie di verifiche effettuate sui conti correnti del magistrato Longo da parte della Finanza.
E’ molto lunga la lista dei reati contestati dalle due procure al “gruppo di interesse”: associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari, falso ideologico del pubblico ufficiale, concussione, calunnia, truffa, rivelazione di segreti d’ufficio, consulenza infedele, falsa attestazione al pubblico ufficiale, minacce a pubblico ufficiale, simulazione di reato. Si parla nell’indagine anche della gestione da parte della Procura di Siracusa dei casi “Open Land”, Fiera del Sud”, “AM Group srl”, “Gida-Comin”.
Tra i tanti fatti che emergono tra le carte dell’inchiesta c’è un’attività di dossieraggio del gruppo criminale anche con sponde giornalistiche contro i magistrati che si “permettevano” di indagare sui clienti patrocinati dallo studio Amara-Calafiore, consulenze false inserite nei fascicoli giudiziari gestiti dal pm Longo per “orientare” le inchieste di altri colleghi a favore del gruppo, e perfino un viaggio a Dubai del magistrato indagato e della sua famiglia che sarebbe stato pagato, attraverso una serie di “giri” e mediatori di comodo, dallo studio dell’avvocato Amara.
Questa nuova inchiesta, che vede in tutto 15 indagati, tra cui anche il notaio messinese Giovambattista Coltraro, con studio ad Augusta, ex parlamentare regionale, è nata da un esposto molto dettagliato firmato da otto magistrati aretusei, correlato da documenti e atti. Esposto inviato nel settembre del 2016 alla Procura di Messina e anche al Csm, al ministro della Giustizia Andrea Orlando e alla Procura di Catania. Carte in cui gli otto magistrati parlavano chiaramente di un “comitato d’affari” che pesava, e non poco, sul lavoro degli uffici giudiziari siracusani.
Un gruppo che era capace di una <<virulenta capacità di condizionamento>>.
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