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“Le Roi Manouche”, irresistibile quartetto messinese

“Le Roi Manouche”, irresistibile quartetto messinese

MESSINA

La jazz band acustica messinese “Le Roi Manouche” ha realizzato il primo album: “Prisonniers d’un auteur cadre”. È la sintesi di un progetto musicale, teatrale e artistico nato nel 2015 che affonda le proprie radici nel ritmo incalzante del “jazz manouche”, quello stile musicale che deriva da una contaminazione con le trascinanti sonorità gitane e che sta vivendo una rinnovata popolarità. Esaltato in Francia negli anni Trenta e Quaranta dal leggendario chitarrista Django Reinardht (al quale il gruppo “Le Roi Manouche” ha recentemente dedicato uno spettacolo), lo stile “manouche” è ben noto a tutti gli appassionati di jazz e di musica in genere, perché ha origini comuni allo swing americano che ha segnato un’epoca inconfondibile: quella del proibizionismo, caratterizzata da quei locali “segreti” (gli “speakeasy”, come adesso il “48” a Messina) in cui si poteva bere e ascoltare musica di alta qualità.

Gli artefici di “Le Roi Manouche” sono: Domy Le Roi (ovvero Domenico Basile, reggino di nascita e peloritano d’adozione) al contrabbasso, Massimiliano Parisi alla batteria, Billy Pavia (anche voce) e il giovanissimo Valerio Pavia, rispettivamente padre e figlio, alle chitarre, nel pieno rispetto dello “gipsy jazz” che pone gli strumenti a corda in primissimo piano.

Gli otto brani incisi mettono in evidenza l’energia prorompente delle due chitarre “manouche”, unita all’incisività ruvida e ritmica del contrabbasso, con l’accompagnamento sobrio ed equilibrato di una “minimal drum”. Il tutto arricchito da ritmi incalzanti e da veloci passaggi di note somiglianti agli infuocati “rasgueado” (la tecnica chitarristica del flamenco), propri dello swing gitano.

Vengono proposti in chiave moderna sia classici degli anno d’oro del “jazz manouche” sia inediti cantati e strumentali, secondo l’originale interpretazione del quartetto che non perde mai di vista la costante ricerca del rispetto dell’espressione sonora “vintage”. Senza dubbio il jazz è l’apoteosi dell’improvvisazione musicale e infatti la libertà d’interpretazione, intesa nel senso più esteso del termine, è la caratteristica principale del progetto dei “Le Roi Manouche” ed è un loro territorio privilegiato, consolidato dalle loro esperienze personali in giro per l’Europa.

La giocosa ed estemporanea rielaborazione di famosi brani è naturalmente esaltata nelle esibizioni dal vivo, quando i musicisti, nell’improvvisazione, sono talmente affiatati che sembrano suonare come se avessero lo spartito davanti. Ma il risultato resta intatto anche nelle tracce incise che ben conservano la freschezza dell’esecuzione e della creatività.

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