La Sicilia è la prima regione meridionale per numero di morti per malattie correlate all’esposizione all’amianto. A Messina non si conoscono né le cifre né le proporzioni del fenomeno, eppure la situazione è allarmante, come attestano documentazioni fotografiche e sequestri di aree con alta concentrazione di materiali in eternit. Un caso eclatante è stato quello delle discariche abusive che insistono sul litorale di Maregrosso ma, pur in assenza di dati ufficiali precisi, è del tutto evidente la larga diffusione nei nostri territori dei manufatti in cemento amianto (Mca), in particolare serbatoi idrici e tettoie, utilizzati dai cittadini per i loro bassi costi e per le loro alte capacità di resistenza anche agli agenti atmosferici. Il rischio è sempre in agguato ed è ancor più pericoloso perché le malattie collegate all’amianto hanno una latenza che può anche durare 40 anni. Il 2018 è considerato un anno “horribilis” perchè si dovrebbe raggiungere, secondo gli esperti, il picco dei casi.
Si stima che il 70% dei siti contenenti cemento amianto sia rappresentato dagli edifici residenziali. Come affermano gli studiosi, pur essendo trascorsi ormai più di vent’anni dalla messa al bando della produzione e commercializzazione di questi materiali, la sottovalutazione dei rischi per la salute, la scarsa conoscenza della normativa sullo smaltimento di rifiuti speciali e gli elevati costi dello stesso smaltimento degli Mca, costituiscono le principali cause che favoriscono la diffusione del fenomeno.
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