Poste Italiane non perde tempo e, dopo l’ufficializzazione di sette persone indagate nell’inchiesta sul mancato recapito di posta e sul presunto “caos” nel Centro di smistamento di via Olimpia, avvia le prime azioni disciplinari che potrebbero portare, nei casi più gravi, anche alla risoluzione per giusta causa del rapporto di lavoro.
La società, che al Centro di via Olimpia ha inviato nelle ultime settimane anche alcuni ispettori, ha quindi avviato le procedure per i provvedimenti disciplinari nei confronti di due capisquadra, un addetto al monitoraggio della qualità del servizio e altri due portalettere chiamati anche a dare “giustificazioni in merito” relativamente ad alcune azioni che “Poste Italiane” contesterebbe loro.
Secondo indiscrezioni, che comunque attendono l’ufficialità, alcuni dipendenti del Centro di via Olimpia avrebbero già in un certo senso ammesso alcuni comportamenti non proprio da manuale messi in atto da alcuni colleghi in merito all’invio al macero di corrispondenza, compresa quella con dicitura “sconosciuto”. In particolare, proprio in questo ultimo caso, con “sconosciuto” sarebbe stata etichettata anche corrispondenza mancante di una sola parte dell’indirizzo del destinatario, anche se questo era ben noto agli addetti al recapito.
A far scoppiare il caso della corrispondenza non recapitata in tutta la zona nord della città e nei tanti villaggi le numerose inchieste e approfondimenti della “Gazzetta del Sud” e del segretario generale della Slc (Sindacato lavoratori della comunicazione) della Cgil Giuseppe Di Guardo che, in uno dei suoi molteplici interventi sui disservizi, chiese anche di sapere «che fine avesse fatto tutta la posta, improvvisamente sparita, che si trovava accatastata negli uffici di via Olimpia». Denunce arrivarono anche da privati cittadini, professionisti, associazioni di categoria e consiglieri di Circoscrizione.
Alla fine dello scorso ottobre, dopo indagini lunghe e articolate portate avanti anche con l’ausilio della Polizia giudiziaria, sono stati sette i dipendenti dell’ufficio di via Olimpia ad essere indagati con varie ipotesi di reato. A loro il pubblico ministero Antonio Carchietti, che ha anche chiesto una proroga per una seconda tranche dell’indagine, contesta, a vario titolo, falso, truffa, occultamento o distruzione di corrispondenza e, in qualche caso, anche favoreggiamento.
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